E’ trapelata la conferma. La perizia commissionata dalla Procura di Pavia alla genetista Denise Albani conferma che sulle unghie di Chiara Poggi c’è del DNA compatibile (in “elevatissima percentuale”) con quello di Andrea Sempio. O meglio, con i maschi della sua famiglia.
Perizia genetista conferma “compatibilità” Sempio
L’esperta non ha fatto nuove analisi, ha rianalizzato i “dati grezzi” usciti dal sequenziatore del DNA nel 2014, arrivando alla stessa conclusione del collega Carlo Previderè, anch’egli consulente della Procura, nel 2016, e poco dopo del consulente della difesa di Alberto Stasi, Pasquale Linarello.
In sostanza, diventa ancor più cruciale quanto avverrà nella decisiva udienza dell’incidente probatorio del prossimo 18 dicembre 2025.
Ma qui si aprono diversi scenari.
Per rinviare a giudizio l’unico indagato della nuova inchiesta sul delitto di Garlasco, Andrea Sempio, potrebbe non bastare il fatto di collocarlo col DNA sulla scena del delitto. Com’è noto, l’amico del fratello della vittima frequentava la villetta di via Pascoli. Anche la famosa “impronta 33” sulle scale della taverna, posto che sia giuridicamente attribuibile, non dice “quando” è stata impressa. E il famoso alibi dello scontrino, per quanto “traballante”, non è certo una “pistola fumante”, considerato infine che se in tutta la vicenda, dopo 18 anni, non s’è mai trovato un movente convincente per il condannato Stasi, ancor meno lo si è fatto per Sempio.
Tutto vero, ma il ragionamento della Procura è un altro: com’è possibile che sulle unghie della vittima ci siano tracce del Solo Sempio e non quelle del fidanzato Alberto Stasi, o ancora di tutti gli altri membri della famiglia Poggi abitanti in quella casa? Avendo Sempio frequentato la casa almeno due settimane prima del delitto, sarebbe stato un caso davvero fortuito incappare in quel materiale genetico: teoricamente possibile, ma difficile. Anche perché c’è una sola via per gli investigatori perché sia rimasto solo DNA di Sempio, in una casa piena di tracce biologiche famigliari: che Chiara si sia per qualche motivo lavata le mani poco prima di incontrare il suo assassino. E a quel punto due le ipotesi: che poi abbia incontrato il DNA di Sempio o perché è lui il vero assassino o perché ha toccato proprio un oggetto specifico che Sempio aveva toccato settimane prima.
Due ricostruzioni antitetiche
L’attesa è tanta per il 18 dicembre, i nodi dovranno arrivare al pettine.
Per quanto se ne sa sinora, ci sono due ricostruzioni antitetiche.
Il perito Francesco De Stefano nel 2014 fu costretto a sciogliere le unghie in un’unica miscela per estrarre il DNA, fece più analisi, ottenne in ogni caso risultati leggermente diversi, alla fine ritenne il materiale troppo degradato (ma va detto che non aveva a disposizione una tecnologia avanzata come quella odierna, utilizzata dalla collega Albani):
“Era talmente tanta la sproporzione tra il DNA di Chiara Poggi e il DNA maschile – ha spiegato De Stefano a Fanpage – che anche i test erano risultati negativi per la presenza di DNA maschile. Solo quando abbiamo provato a fare un’analisi che si rivolgesse al cromosoma Y abbiamo avuto qualche risultato. Sia chiaro, non un risultato completo per tutti i marcatori. Per alcuni marcatori, ma non più di tre o quattro, abbiamo ottenuto risultati che confermavano solo in parte i risultati ottenuti prima, ma per altri marcatori abbiamo ottenuto risultati ancora diversi. A questo punto non me la sono sentita di fare una interpretazione perché avrei dovuto scegliere un risultato rispetto a un altro. E non avevo in mano nessuna carta così importante da giustificare di aver scelto un risultato piuttosto di un altro”.
Ora invece Albani conferma quanto meno la riconducibilità alla linea paterna maschile dei Sempio.
Il mistero dell’unghia
Ma c’è anche l’altro scenario.
Come già spiegato, finora si era detto che per analizzare il materiale organico, le unghie della vittima erano state sciolte in un’unica “miscela”.
Secondo questo scenario alternativo invece non tutto è stato “sciolto”: si sarebbe salvata l’unghia del mignolo della mano destra e sotto quella sarebbe stato ritrovato un quantitativo definito molto elevato di DNA, ma soprattutto materiale organico “ungueale“, cioè escludendo che la sua presenza possa ad arrivare da un contatto casuale, bensì da un contatto diretto, “da difesa”.
Lo scoop l’ha fatto giovedì 7 novembre 2025 Milo Infante nella trasmissione “Ore 14 di Sera” su Rai Due.
Ecco il servizio (qui la puntata completa):
Per farla breve, nel 2007 durante l’autopsia le unghie della povera Chiara finirono confusamente (ma è solo uno dei tanti errori di quella prima indagine) in due contenitori, uno per la mano destra e uno per la sinistra. I Ris cercarono poi di stabilire in quel mucchio a quale dito appartenesse ogni unghia. L’unghia del mignolo della mano sinistra andò addirittura persa, quella del mignolo della destra (la “MDX5”) invece venne giudicata deteriorata e poco significativa. E’ così che miracolosamente si salvò: venne messa da parte, mentre tutte le altre vennero sciolte insieme per cercare di estrarre del DNA. Quando sette anni dopo le indagini vennero riaperte, “MDX5” rispuntò, diventando quella che (sostiene “Ore 14 di Sera”) gli inquirenti ritengono quasi una “pistola fumante”.

Insomma che scoop: sotto quell’unghia che fortuitamente si è salvata dalla distruzione di DNA ce n’era e tanto, e stava sotto, proprio come se Chiara si fosse difesa dal suo aggressore.
Chi ha ragione? E’ un DNA da contatto o da contaminazione? E se da contaminazione basta per un’incriminazione?
Vedremo il 18 dicembre nell’incidente probatorio. Ma tenendo presente che un DNA è solo un dato che va inquadrato in un contesto investigativo. Gli inquirenti dovranno comunque stabilire se presenza e posizione siano compatibili con l’aggressione.
Infatti c’è anche Cristina Cattaneo, che sta rivalutando tutte le prove sul caso e ha anche preso le misure di Sempio per verificare se siano compatibili con la scena del crime rianalizzata durante la BPA (Blood pattern analysis) nella villetta di via Pascoli a giugno dai Ris.