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Garlasco, la Procura di Pavia nel febbraio 2017 formalizzava il possibile arresto di Sempio: cosa aveva in mano?

Un documento del 2017 riapre i dubbi sulle indagini: Venditti sembrava pronto ad arrestare Sempio, poi l'inversione a U venti giorni dopo. L'ex pm respinge le accuse: “Prassi comune, nessuna irregolarità”

Garlasco, la Procura di Pavia nel febbraio 2017 formalizzava il possibile arresto di Sempio: cosa aveva in mano?

Caso Garlasco: un’inchiesta giornalistica sostiene che nel 2017 la Procura di Pavia passò in pochi giorni dall’ipotesi di arresto all’archiviazione di Andrea Sempio. L’ex pm Mario Venditti, ora indagato a Brescia, respinge ogni accusa di corruzione.

Dall’ipotesi di arresto di Sempio alla sua archiviazione

Nuovi sviluppi giudiziari tornano a gettare ombre sulle indagini svolte all’epoca dalla Procura di Pavia sul delitto di Garlasco in cui morì 18 anni fa Chiara Poggi e che ha visto l’allora fidanzato Alberto Stasi condannato in via definitiva per omicidio.

Secondo quanto rivelato da un’inchiesta di Panorama, nel 2017 i magistrati pavesi avrebbero valutato l’arresto di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, salvo poi archiviare tutto nel giro di venti giorni.

Il documento

Il settimanale cita un documento ufficiale della Procura, datato 23 febbraio 2017, nel quale si chiedeva di rinviare il deposito delle intercettazioni telefoniche di Sempio “per non compromettere il prosieguo delle indagini” e consentire agli inquirenti di approfondire “le modalità esecutive dell’azione delittuosa.

Questa la frase chiave citata nell’inchiesta stampa:

“Essendo ancora in corso le indagini volte a meglio circostanziare le modalità esecutive dell’azione delittuosa, nonché all’identificazione di eventuali concorrenti del reato, dal deposito dei verbali, delle registrazioni e della documentazione può derivare grave pregiudizio alla prosecuzione delle indagini stesse, in quanto devono essere ancora completate le richieste di misura coercitiva a carico degli indagati”.

Insomma in quella richiesta di rinvio si faceva apertamente riferimento a “richieste di misura coercitiva“, certo non ancora “completate“, ma dando come per automatico (in quel momento) che ci sarebbero state.

Tre settimane più tardi, il fascicolo venne archiviato.

Questo in realtà può non voler dir nulla, nel senso che in venti giorni l’indagine avrebbe potuto prendere qualsiasi altra piega e sarebbe stato del tutto lecito e normale per gli inquirenti mettere nel cassetto ogni ipotesi di arresto e archiviare (come poi effettivamente accaduto).

La magistratura di Brescia, dove l’ex pm Mario Venditti è indagato per corruzione e peculato nell’ambito di due diverse inchieste (una sul “caso Garlasco” e l’altra sul presunto “sistema Pavia”) fa un’ipotesi diversa e sta cercando riscontri, fra un attimo ci arriviamo.

Ma la domanda più importante è: sulla base di quali elementi la Procura di Pavia prefigurava “richieste di misura coercitiva a carico degli indagati” venti giorni prima di archiviare?

Cioè, posto che poi poteva avere tutto il diritto di cambiare idea, ma venti giorni prima che cosa aveva in mano Venditti per prefigurare un possibile arresto di Andrea Sempio?

L’ipotesi corruzione

Tornando a Brescia, è chiaro che, secondo gli inquirenti, la brusca inversione di rotta potrebbe essere stata legata a presunti movimenti di denaro contante riconducibili alla famiglia Sempio. L’ipotesi – tutta da verificare – è che Giuseppe Sempio, padre di Andrea, abbia pagato per influenzare la decisione dei magistrati.

La famiglia respinge però ogni addebito, sostenendo che quei versamenti riguardassero spese legali e non operazioni illecite. Resta il fatto che, dopo due settimane di intercettazioni telefoniche e un’iniziale richiesta di “ritardato deposito”, l’indagine si chiuse improvvisamente.

La replica di Venditti: “Prassi comune”

Di fronte alle accuse, l’ex procuratore di Pavia Mario Venditti, per voce del suo avvocato, ha respinto ogni accusa:

“La scoperta dell’acqua calda, l’ennesima. È una prassi comune a tutti i pm d’Italia ritardare il deposito delle intercettazioni nelle inchieste più gravi, proprio per non compromettere il lavoro degli inquirenti”.

Venditti ha poi aggiunto che la successiva analisi dei materiali raccolti, insieme ai riscontri provenienti da Brescia e al coordinamento con la Procura generale, aveva confermato l’assenza di elementi a carico di Andrea Sempio.

Il nuovo fronte investigativo solleva però nuovi interrogativi su una delle vicende giudiziarie più controverse della cronaca italiana. Per la giustizia, Chiara Poggi è stata uccisa da Alberto Stasi, condannato in via definitiva. Ma le ombre che tornano a proiettarsi su Garlasco mostrano come, a distanza di anni, il mistero non smetta di alimentare sospetti e polemiche.

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