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SOS riso italiano, l’import selvaggio fa dimezzare i prezzi nei campi

Coldiretti lancia l’allarme: il Pavese, cuore della risicoltura italiana, travolto dal crollo dei prezzi e dall’aumento del 10% delle importazioni di riso straniero

SOS riso italiano, l’import selvaggio fa dimezzare i prezzi nei campi

Il Pavese, cuore della risicoltura italiana, è in crisi per il crollo dei prezzi del riso, dimezzati a causa dell’aumento delle importazioni straniere (+10% nel 2025). Coldiretti denuncia concorrenza sleale, mancanza di regole comuni e costi di produzione insostenibili, chiedendo clausole di salvaguardia e maggiore trasparenza sull’origine dei prodotti.

SOS riso italiano

Il riso pavese, simbolo di qualità e tradizione, è sotto assedio. A poche settimane dall’avvio della raccolta, i produttori locali si trovano a fronteggiare un crollo dei prezzi senza precedenti: il valore del riso all’origine è praticamente dimezzato, mentre aumentano le importazioni di prodotto straniero a basso costo. A denunciare la situazione è Coldiretti, che parla di “emergenza nazionale” e chiede regole chiare per tutelare la filiera italiana.

Prezzi in caduta libera

Nelle campagne della provincia di Pavia, dove si coltivano oltre 83 mila ettari di risaie, il prezzo del riso Carnaroli e Arborio è passato da 1,10 euro al chilo a 60-70 centesimi.

“Siamo ben al di sotto dei costi di produzione – spiega Coldiretti –. Così non si riesce nemmeno a coprire le spese per l’energia e i fertilizzanti”.

Un colpo durissimo per un territorio pavese che, insieme alle province di Vercelli e Novara, rappresenta da solo quasi il 90% della risicoltura italiana.

Invasione di riso estero: +10% in sette mesi

Secondo l’analisi di Coldiretti su dati Istat, nei primi sette mesi del 2025 le importazioni di riso straniero in Italia sono aumentate del 10%, raggiungendo i 208 milioni di chili. Il 60% di questo riso gode di tariffe agevolate e il 50% arriva già confezionato, pronto per la distribuzione.

Dal 2009, con il programma europeo EBA (“Everything But Arms”), le importazioni dai Paesi meno sviluppati sono salite da 9 a quasi 50 milioni di chili. Ma in molti di questi Paesi – denuncia Coldiretti – si usano pesticidi vietati in Europa e si ricorre a manodopera minorile.

Bruxelles e gli accordi commerciali

Le preoccupazioni non si fermano qui. Coldiretti teme che la revisione del Sistema delle Preferenze Generalizzate (SPG), in discussione a Bruxelles, possa rendere inefficace la clausola di salvaguardia prevista per il riso europeo.

L’automatismo scatta solo al superamento delle 600mila tonnellate di riso lavorato importato, una soglia giudicata troppo alta per proteggere la filiera nazionale. Anche l’accordo commerciale tra Unione Europea e Paesi del Mercosur preoccupa gli agricoltori pavesi: nel 2025 sono già arrivati in Europa oltre 5 milioni di chili di riso sudamericano, con un tetto che potrebbe salire fino a 60 milioni di chili a dazio zero.

Mancano reciprocità e trasparenza

“Nel Mercosur non esistono regole ambientali e sociali paragonabili a quelle europee – denuncia Coldiretti Pavia –. Lì si usano fitofarmaci vietati da noi e la manodopera costa molto meno”.

L’associazione chiede l’introduzione dell’obbligo di indicare l’origine in etichetta su tutti i prodotti alimentari venduti in Europa, per garantire trasparenza ai consumatori e tutelare le produzioni locali.

Silvia Garavaglia, Presidente di Coldiretti Pavia

Costi in aumento e futuro incerto

Oltre alla concorrenza sleale, i risicoltori del Pavese devono fare i conti con costi di produzione alle stelle. Fertilizzanti, gasolio e energia restano a livelli altissimi a causa delle tensioni internazionali e delle guerre in corso.

“Non possiamo continuare a produrre in perdita – spiegano alcuni agricoltori della zona di Mortara e Mede –. Se la situazione non cambia, molte aziende saranno costrette a fermarsi”.

Un patrimonio da difendere

Il Pavese resta il cuore pulsante della risicoltura europea, con migliaia di famiglie impegnate in una tradizione che unisce economia, paesaggio e cultura. Ma oggi questo patrimonio è a rischio.

“Servono clausole di salvaguardia reali e reciprocità negli scambi – conclude Coldiretti –. Senza regole comuni, il riso italiano rischia di scomparire dal mercato”.