I dati ISMEA confermano che gli agricoltori della provincia di Pavia producono frumento, mais e riso a costi superiori ai prezzi di mercato, con conseguenti perdite economiche e un aumento delle importazioni. La situazione minaccia la sostenibilità delle colture storiche e il paesaggio agricolo locale.
Agricoltori in difficoltà
Lo scorso 30 settembre l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA), ente pubblico vigilato dal Ministero dell’Agricoltura, ha pubblicato il monitoraggio dei costi medi di produzione dei cereali. Il report, sollecitato da Cia Agricoltori Italiani, conferma quanto denunciato da anni: produrre frumento e altre colture strategiche conviene sempre meno, perché i costi superano sistematicamente i prezzi di mercato.
Secondo ISMEA, per il grano duro nel Centro-Nord i costi medi si aggirano intorno a 1.400 euro per ettaro, con un costo per tonnellata di 302 euro, mentre le quotazioni di borsa restano attorno ai 280 euro. Situazione analoga per il grano tenero, con perdite significative anche per chi coltiva 50 quintali per ettaro.
L’import
Il grano duro, ingrediente simbolo della pasta italiana, vede ormai l’import estero coprire il 45% del fabbisogno nazionale. Il grano tenero, alla base di pane, pizza e prodotti da forno, ha ridotto le superfici sotto i 500.000 ettari, con l’import che copre circa il 70% del fabbisogno. La conseguenza diretta è un rischio concreto di abbandono di coltivazioni storiche, con impatti economici, sociali e paesaggistici rilevanti.
Cristiano Fini, presidente nazionale di Cia, ha chiesto alle borse merci e alla Commissione Unica Grano Duro di non quotare il grano al di sotto dei costi medi di produzione rilevati da ISMEA, ribadendo l’importanza della trasparenza sui prezzi e sull’import attraverso strumenti come il registro telematico delle giacenze “Granaio Italia”.
Mais e riso: la sfida della pianura pavese
La crisi colpisce anche altre colture fondamentali. Le superfici di mais sono scese a poco più di 500.000 ettari, con produzioni insufficienti rispetto al fabbisogno e importazioni al 60%.
Per il riso, la provincia di Pavia rappresenta un territorio chiave: insieme a quelle di Vercelli e Novara, produce circa il 90% del riso italiano e il 50% di quello europeo.
Siamo primi anche per superfici seminate, export, sostenibilità ambientale, biodiversità e gestione delle acque, oltre che per la qualità e il valore paesaggistico delle risaie, soprattutto nel periodo dei mosaici e gli specchi d’acqua che danno vita al fenomeno del “mare a quadretti”.
Nel 2025 le superfici a riso dovrebbero raggiungere 235.000 ettari, in aumento di oltre 9.000 ettari (+4%) rispetto al 2024, invertendo la tendenza negativa degli ultimi anni. L’aumento riguarda in particolare le varietà “lunghi A”, con una lieve crescita dei “lunghi B”, mentre calano “tondi” e “medi”.
“L’aumento di superfici per il riso è condizionato sicuramente, e purtroppo, anche dalla scarsa redditività di colture alternative come Mais e Soia”, ricorda Carlo Emilio Zucchella, Presidente di Cia Pavia.
L’associazione chiede misure concrete per proteggere il riso italiano, comprese clausole di salvaguardia contro importazioni eccessive, e una maggiore attenzione ai costi reali di produzione per tutte le colture strategiche della provincia.