La storica cooperativa vitivinicola Terre d’Oltrepò è stata messa in liquidazione coatta amministrativa a causa di gravi problemi finanziari e di una vendemmia crollata. La chiusura rischia di avere pesanti ripercussioni sui soci, sui posti di lavoro e sull’immagine del comparto vitivinicolo locale.
Terre d’Oltrepò in liquidazione coatta
Il futuro di Terre d’Oltrepò è segnato. Il 26 settembre 2025, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha firmato il decreto di liquidazione coatta amministrativa della storica cooperativa vitivinicola. Il provvedimento, in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, chiude una fase lunga e travagliata di crisi interna e incertezze finanziarie.
La misura arriva dopo che il Tribunale di Pavia ha respinto le misure di protezione del patrimonio e dopo il fallimento della trattativa di composizione negoziale. Un doppio stop che ha lasciato poche alternative alla cooperativa. Determinante nella decisione è stata anche la relazione del commissario governativo Luigi Zingone, che ha parlato di “grave illiquidità e crisi finanziaria irreversibile”. Zingone, già commissario straordinario, guiderà ora la fase di liquidazione come commissario liquidatore.
L’impatto sull’Oltrepò
La liquidazione rappresenta un duro colpo per soci, viticoltori e per l’intero tessuto economico dell’Oltrepò. Terre d’Oltrepò non era una cantina qualsiasi: per decenni è stata un punto di riferimento per centinaia di produttori locali e una colonna della storia vitivinicola della zona.
Oggi, la crisi rischia di generare incertezze sui conferitori, sui posti di lavoro e sull’immagine complessiva del comparto. L’Oltrepò, terra di vini e tradizione, si trova a fare i conti con un epilogo amaro per la sua storia cooperativa.
Vendemmia crollata
Uno degli elementi che ha accelerato il tracollo è stata la vendemmia 2025, precipitata a soli 50 mila quintali rispetto ai 160 mila dello scorso anno, quando la media della zona si aggira attorno ai 280 mila quintali. Il calo non è dovuto a scarsità di uva, ma alla diffidenza dei soci, che hanno preferito conferire i frutti ad altre cantine e mediatori.
Anche nello scenario più ottimistico ipotizzato dal commissario, con una vendemmia tra 80 e 100 mila quintali, il risultato sarebbe stato comunque insufficiente a garantire il risanamento della cooperativa.
Futuro incerto
Cosa succederà adesso? La liquidazione potrebbe aprire la strada a un’acquisizione dei beni da parte di privati o altre cooperative.
Terre d’Oltrepò non era solo una cooperativa: con oltre 600 soci e circa 7 milioni di bottiglie prodotte nelle annate positive, era un simbolo dell’Oltrepò. La sua chiusura rischia di compromettere l’immagine di un territorio già fragile, con conseguenze sui redditi dei viticoltori e sul futuro di marchi storici come “La Versa”.
Il nodo centrale non è solo chi acquisirà i beni, ma quale modello di governance sarà capace di garantire stabilità e sostenibilità alla cooperazione vitivinicola locale.