Dal 1° gennaio 2026 i monaci cistercensi lasceranno la Certosa di Pavia, dopo oltre cinquant’anni di presenza. La gestione passerà al ministero della Cultura, con alcune novità come il biglietto d’ingresso, orari continuativi e un piano strategico di rilancio. Una svolta epocale per il monumento simbolo della Lombardia.
Addio ai monaci della Certosa di Pavia
La Certosa di Pavia, capolavoro dell’architettura viscontea a cavallo tra gotico e rinascimento, è uno dei monumenti più noti della Lombardia. Fondata alla fine del Trecento da Gian Galeazzo Visconti, insieme al Duomo di Milano, è celebre per la sua facciata marmorea, i grandi chiostri e gli straordinari tesori artistici custoditi al suo interno.
Dal 1968 la vita del monastero è stata scandita dalla presenza dei monaci cistercensi, che hanno curato il complesso con dedizione, accogliendo fedeli e turisti. Ma dal 1° gennaio 2026 inizierà una nuova fase: la comunità monastica lascerà la Certosa, trasferendosi all’abbazia di Casamari (Frosinone).

Il vescovo di Pavia, Corrado Sanguineti, ha confermato che la scelta è stata presa dalla Congregazione Casamariensis.
“I monaci sono ormai pochi e anziani – ha spiegato –. Sto cercando un’altra comunità religiosa che possa garantire almeno la celebrazione della Messa domenicale nella basilica di Santa Maria delle Grazie”.
Il direttore dei Musei nazionali della Lombardia, Rosario Maria Anzalone, ha più volte tentato di convincere i frati a rimanere, proponendo anche il rinnovo del protocollo d’intesa siglato nel 2016. Ma la decisione era già stata presa dal Capitolo dell’ordine: la comunità, oggi ridotta a sei unità, non poteva più sostenere la gestione quotidiana del monumento.

La nuova gestione al Ministero della Cultura
Dal 2026 la Certosa passerà interamente sotto la responsabilità del ministero della Cultura, attraverso la Direzione regionale Musei nazionali della Lombardia. Tra le novità più rilevanti vi saranno l’introduzione di un biglietto d’ingresso, finora mai previsto, oltre all’apertura continuativa senza la chiusura di metà giornata e al potenziamento del servizio di vigilanza e accoglienza.
Il sito, che conta circa 140mila visitatori all’anno, sarà così reso più accessibile e fruibile, anche in fasce orarie finora negate ai turisti, spesso costretti a rinunciare alla visita nelle ore centrali della giornata.

Un piano per il rilancio
La Direzione regionale, in collaborazione con Fondazione Cariplo, ha affidato alla Fondazione Fitzcarraldo di Torino l’elaborazione di un piano strategico per lo sviluppo della Certosa. L’obiettivo è garantire una gestione moderna, regolare e sostenibile, capace di valorizzare non solo la basilica e i chiostri, ma anche spazi e aree mai aperti al pubblico.
Il sindaco di Certosa di Pavia, Marcello Infurna, parla di “un cambio epocale” seppur dispiaciuto per la partenza dei monaci: “Ma se questo porterà a un rilancio del monumento e a una maggiore valorizzazione turistica, non posso che esserne favorevole”, ha dichiarato.
Accanto alle novità organizzative resta solo da definire la gestione dei 35 ettari di terreni agricoli del complesso, finora coltivati a riso e mais dai monaci, i cui prodotti erano venduti in un piccolo negozio interno. Anche questo patrimonio dovrà trovare una nuova collocazione nella fase di transizione.
La Certosa di Pavia si prepara dunque a voltare pagina: da monastero vissuto dai monaci cistercensi a polo culturale gestito dallo Stato, con l’ambizione di trasformarsi in un modello di valorizzazione e accesso per il pubblico.