Garlasco, incidente probatorio: trovato un capello nella spazzatura, sarà analizzato il DNA
Poche speranze invece di attribuire una traccia sull'etichetta del brick di tè freddo e un'impronta mai relazionata sul telefono fisso di casa Poggi

Il capello nella spazzatura, benché possa sembrare un dettaglio minore, assume oggi un’importanza notevole. Potrebbe essere un frammento della verità nascosta dietro l’omicidio di Chiara Poggi. Oppure un’ulteriore pista senza uscita.
Incidente probatorio a Garlasco, c'è un nuovo elemento
Un nuovo dettaglio è emerso durante il secondo round dell’incidente probatorio e potrebbe cambiare le carte in tavola sul delitto di Garlasco. Nel sacco della spazzatura di casa Poggi, tra un piattino, un Fruttolo, un brick di Estathé e i resti di una colazione mai chiaramente attribuita, è stato ritrovato un capello lungo tre centimetri.
Un piccolo elemento, forse insignificante, ma che oggi potrebbe diventare cruciale grazie alle moderne tecniche di analisi del DNA. La scoperta è avvenuta durante le analisi condotte su vecchi reperti rimasti finora ai margini dell’indagine. Inizialmente si era pensato a un pelo di gatto – in casa Poggi, in via Pascoli a Garlasco, viveva effettivamente un felino.
Ma gli esperti ritengono sia poco probabile come ipotesi e propendono per una "formazione pilifera" di origine umana. Resta ora da stabilire a chi appartenga: se alla vittima o a una presenza non ancora identificata nella villetta il mattino del 13 agosto 2007.
Trovato un capello nella spazzatura
Il capello, trovato nel sacco azzurro della pattumiera e non attaccato ad alcun contenitore, verrà sottoposto ad analisi per estrarne il DNA. Una procedura che già nel 2007 aveva dato risultati limitati. Dai capelli ritrovati nelle pozze di sangue in casa, i Ris di Parma riuscirono a isolare soltanto un aplotipo mitocondriale, compatibile con quello della vittima e solo un singolo capello fornì il DNA nucleare.
All’epoca non furono mai analizzati i capelli nel lavandino, dove si ipotizza l’assassino si fosse lavato le mani. Ora, però, la tecnologia offre strumenti nuovi e più sensibili. Non altrettanto promettenti sembrano invece altre tracce emerse durante il maxi incidente probatorio di martedì 17 giugno 2025.
L'impronta sul brick e sul telefono
Una presunta impronta sull’etichetta del brick di tè freddo non ha restituito elementi utili: né a occhio nudo né con l’uso di luci forensi sono stati individuati contatti papillari utili a un confronto. Lo stesso vale per un’impronta digitale isolata sul telefono fisso di casa Poggi.
L'apparecchio era sporco del sangue di Chiara, forse per un estremo tentativo di chiamare aiuto. I Ris avevano lavorato con il cianoacrilato per evidenziare le impronte, ma quella trovata non fu mai attribuita a nessuno e non venne citata nei verbali ufficiali.
Infine ci sono le tracce già repertate nel 2007, archiviate all’epoca come “di nessuna utilità” ma che potrebbero tornare utili se i nuovi reperti in esame fornissero un profilo compatibile.
Alla scienza l'ardua sentenza
Il capello nella spazzatura, benché possa sembrare un dettaglio minore, assume oggi un’importanza notevole. Potrebbe essere un frammento della verità nascosta dietro l’omicidio di Chiara Poggi.
Oppure un’ulteriore pista senza uscita. Alla scienza, come sempre, l'ardua sentenza.