Garlasco: vietato l'accesso ai giornalisti al santuario della Bozzola
Dopo le ordinanze relative a via Pascoli e via Canova, il sindaco Simone Molinari ne firma una terza

Il piazzale del santuario della Madonna della Bozzola è stato preso d'assalto dalle troupe televisive, il sindaco di Garlasco, Simone Molinari, firma una terza ordinanza per vietarne l'accesso ai giornalisti, dopo quelle relative a via Pascoli e via Canova, dove vivono rispettivamente le famiglie Paggio e Sempio.
Santuario della Bozzola
A seguito della riapertura dell'inchiesta del delitto di Garlasco, dopo 18 anni dall'omicidio di Chiara Poggi avvenuto il 13 agosto del 2007, il piazzale del santuario della Bozzola diventa luogo di ritrovo per i giornalisti che seguono il caso.
Questo per via delle piste alternative che si ricollegano alle vicende d'estorsione a sfondo sessuale direttamente collegate all'ex rettore del santuario, don Gregorio Vitali. Vicende che sono state collegate a un possibile movente per l'omicidio.
Un'ipotesi che, tuttavia, non ha trovato alcun riscontro fino a questo momento. Nonostante ciò, la Congregazione della Sacra Famiglia del santuario e la Diocesi di Vigevano hanno ritenuto necessario smentire ogni dubbio riguardo a un possibile collegamento con l'omicidio.
Vietato l'accesso ai giornalisti
Le dichiarazioni rilasciate però non hanno impedito ai giornalisti di sfruttare il luogo di ritrovo dei fedeli per realizzare i servizi televisivi sul caso di Garlasco, riunendosi nel piazzale. Per questo motivo, il sindaco di Garlasco ha deciso di firmare una nuova ordinanza che prevede il divieto d'accesso ai giornalisti, consentendo però il transito dei residenti e dei fedeli.
"Sarà mantenuto il transito e la possibilità di accesso ai residenti e ai fedeli, salvo cause di forza maggiore per esigenze di ordine pubblico" così scrive il sindaco Simone Molinari nell'ordinanza firmata nella giornata di venerdì 13 giugno a seguito della ricezione di una comunicazione da parte del rettore del santuario.
Prosegue poi dichiarando di voler garantire "la dignità e la serenità delle attività religiose senza interferenze che possano disturbare la pratica del culto e la libertà religiosa". L'ordinanza è stata poi affidata alle Forze dell'Ordine per garantirne il rispetto.