Alessia Pifferi in carcere a Vigevano accetta la proposta di matrimonio ricevuta da uno sconosciuto
La 38enne condannata all'ergastolo si prepara all'appello: una strategia difensiva per rimettere in discussione la perizia psichiatrica?
Alessia Pifferi e la promessa di matrimonio in cella a Vigevano: strategia o follia? La 38enne condannata all'ergastolo per l'omicidio della figlia, accetta la proposta di nozze di uno sconosciuto. Ma dietro il sì potrebbe celarsi una strategia in vista dell'appello.
Alessia Pifferi accetta proposta di matrimonio
Nel carcere di Vigevano, Alessia Pifferi ha accettato la seconda proposta di matrimonio ricevuta durante la detenzione. Un annuncio che ha fatto scalpore e che, secondo alcuni, potrebbe anche essere parte di una strategia legale. La 38enne, condannata all’ergastolo per l’omicidio della figlia Diana, sembra aver improvvisamente cambiato atteggiamento: dopo aver ignorato la lettera di uno sconosciuto, descritta come delirante, ha deciso di rispondere con un clamoroso "sì".
La lettera
“La mia risposta alla tua proposta di matrimonio è... sì! Voglio sposarti, voglio diventare tua moglie", avrebbe scritto Pifferi in una lettera mostrata durante la trasmissione televisiva “Quarto Grado”. Lo sconosciuto, ora promesso sposo, ha dichiarato di essersi innamorato della donna proprio dopo aver appreso del crimine che aveva commesso. Nella sua lettera, il corteggiatore ha espresso una sorprendente comprensione verso la 38enne, dichiarando di non provare rabbia né indignazione.
Dall’altra parte, la risposta della donna non si è limitata a un semplice sì ma ha aggiunto anche una richiesta esplicita:
“Promettimi, amore mio, che molto presto mi tirerai fuori dal carcere e mi porterai via di qui, per iniziare la nostra vita insieme”.
Si descrive, inoltre, come “dolce, solare, affettuosa e premurosa” e "calda a livello sessuale".
Una strategia per l’appello?
Dietro questa decisione, però, alcuni vedono una strategia. A pochi giorni dal prossimo appello, fissato per il 29 gennaio, l'avvocata della 38enne, Alessia Pontenani, cercherà di ottenere la revisione della condanna all’ergastolo. L’obiettivo potrebbe essere quello di dimostrare che la donna non fosse in grado di intendere e volere al momento del reato, tesi finora non accolta dai giudici.
Secondo la difesa, la valutazione psichiatrica di primo grado sarebbe stata condizionata da un’inchiesta parallela che ha coinvolto le psicologhe del carcere di San Vittore e la stessa avvocata. Questa indagine, secondo i sospetti, ipotizza un tentativo di manipolazione delle perizie per favorire la posizione della donna.
Finora, però, le perizie psichiatriche hanno tracciato un quadro molto diverso. La Pifferi sarebbe stata perfettamente lucida quando decise di lasciare la figlia di 18 mesi da sola nel suo monolocale per una settimana, mentre lei si trovava in vacanza con il compagno.
Gli interrogativi
Ora il suo sì al promesso sposo lascia posto ad alcuni interrogativi: atto di disperazione, genuino desiderio di amore o mossa calcolata per ottenere un vantaggio legale? La risposta potrebbe emergere solo con l’evolversi del processo, ma per ora rimane il sospetto che il “matrimonio in cella” sia solo l’ultimo capitolo di una strategia più ampia.