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Amiloidosi AA: studio del San Matteo rivela come identificare i pazienti a rischio morte o dialisi

Nuove speranze per i pazienti affetti da questa rara malattia

Amiloidosi AA: studio del San Matteo rivela come identificare i pazienti a rischio morte o dialisi
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Uno studio pubblicato sul Journal of the American Society of Nephrology offre nuove speranze per i pazienti affetti da amiloidosi AA. Il lavoro condotto da ricercatori italiani e tedeschi ha sviluppato un sistema di stadiazione che predice il rischio di morte e il rischio di dialisi, aprendo la strada alla progettazione di nuove terapie.

Amiloidosi AA: identificare pazienti a rischio morte o dialisi

Un importante passo avanti nella ricerca contro l'amiloidosi AA è stato compiuto grazie a uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Journal of the American Society of Nephrology. Lo studio è stato condotto da Marco Bassett, ricercatore del Centro per lo Studio e la Cura delle Amiloidosi Sistemiche presso il San Matteo di Pavia, riferimento nazionale e internazionale per tali patologie, diretto da Giovanni Palladini.

Il dottor Basset, insieme ad altri ricercatori del Policlinico San Matteo e dell’Heidelberg University Hospital in Germania, ha ideato un sistema di stadiazione che predice il rischio di morte e il rischio di dialisi nei pazienti affetti da amiloidosi AA.

Cos'è amiloidosi AA

L'amiloidosi AA è una condizione rara legata a infezioni. In Italia una causa emergente di amiloidosi reattiva è l’obesità. Caratterizzata dalla produzione eccessiva di una proteina chiamata siero amiloide A (SAA) in risposta all'infiammazione, questa patologia colpisce principalmente i reni, manifestandosi con la perdita di proteine nelle urine e portando spesso a una progressione verso l'insufficienza renale terminale.

Coinvolti 470 pazienti

Lo studio, che ha coinvolto oltre 230 pazienti del Policlinico San Matteo e più di 240 pazienti del Centro di Heidelberg, ha dimostrato la possibilità di predire la sopravvivenza dei pazienti e il rischio di dialisi attraverso l'analisi di biomarcatori comunemente utilizzati.

Giovanni Palladini, direttore del Centro per lo Studio e la Cura delle Amiloidosi sistemiche,  ha commentato l'importanza di questo studio, definendo l'amiloidosi AA una malattia "veramente orfana" che non ha visto nuove sperimentazioni cliniche per oltre 15 anni. Tuttavia, ha aggiunto che questo lavoro offre un metodo semplice per identificare i pazienti a maggior rischio, aprendo la strada alla progettazione di nuove terapie.

“L’amiloidosi AA è una malattia veramente orfana e sono più di 15 anni che non si eseguono sperimentazioni cliniche per la ricerca di nuove terapie”, ha dichiarato.

Marco Basset, ricercatore del Policlinico San Matteo, ha invece sottolineato l'urgenza di trovare nuove soluzioni terapeutiche per questa malattia e ha annunciato che il centro è già al lavoro, in collaborazione con Heidelberg, per individuare criteri di risposta da utilizzare in future sperimentazioni cliniche, offrendo così una speranza concreta ai pazienti affetti da amiloidosi AA.

“Questo studio offre un semplice metodo per individuare i pazienti a maggior rischio, che aiuterà nel disegno della ricerca di nuovi farmaci –  –. Siamo già al lavoro, insieme ad Heidelberg, per individuare criteri di risposta da impiegare in future sperimentazioni cliniche che possano offrire una speranza a questi pazienti”.

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