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Dubbi sulla morte di Jordan Jeffrey Baby, disposta l'autopsia sul corpo del trapper

La Procura di Pavia ha aperto un fascicolo sul 27enne trovato morto in carcere a Pavia

Dubbi sulla morte di Jordan Jeffrey Baby, disposta l'autopsia sul corpo del trapper
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Disposta l'autopsia sul corpo di Jordan Jeffrey Baby, il trapper 27enne trovato morto nella sua cella in carcere a Pavia con una corda al collo.

Dubbi sulla morte di Jordan Jeffrey Baby

Nella giornata di martedì 12 marzo 2024, il trapper Jordan Jeffrey Baby, all'anagrafe Jordan Tinti, è stato trovato senza vita nel carcere di Pavia, con una corda attorno al collo. Il musicista 27enne era stato condannato a poco più di quattro anni di reclusione per il suo coinvolgimento in una rapina con l'aggravante dell'odio razziale ai danni di un operaio nigeriano commessa nel 2022. Il suo complice, Gianmarco Fagà, in arte Traffik, aveva ricevuto una condanna più severa ma aveva ottenuto uno sconto di pena in seguito alla derubricazione del reato.

Disposta l'autopsia

Secondo quanto si apprende, la Procura di Pavia ha deciso di disporre l'autopsia sul corpo del ragazzo. Nella giornata di oggi, giovedì 14 marzo 2024,, l'avvocato Federico Edoardo Pisani, che ora rappresenta il padre di Jordan, incontrerà il pubblico ministero titolare dell'inchiesta. Entrambi vogliono chiarire le circostanze della morte del giovane, sostenendo che ci siano "fondati dubbi che si sia trattato di un atto volontario".

È stato sollevato anche il quesito su perché Jordan fosse ancora detenuto nel carcere di Pavia, nonostante avesse denunciato di aver subito maltrattamenti e abusi sessuali. Tinti, infatti, a fine novembre aveva ottenuto la misura dell'affidamento terapeutico: era stato quindi trasferito in una comunità. Recentemente, però, era stato ricondotto in carcere per violazione delle misure alternative, dopo essere stato trovato in possesso di un cellulare e un pacchetto di sigarette.

I suicidi nelle carceri: 3 in un giorno

Come denunciato dall'associazione Antigone, continuano a crescere i gesti estremi nelle carceri italiane. Nelle ultime ore sono almeno tre i detenuti che si sono tolti la vita in carcere: oltre a Jordan Tinti, anche un 20enne a Teramo e un 33enne a Secondigliano.

"Tre detenuti che si suicidano in un giorno segnano il fallimento delle istituzioni, riferiscono dall'Associazione-. Una tragedia che ci dovrebbe far fermare tutti. Ogni suicidio è un atto a sé ma, quando sono così tanti, evidenziano un problema sistemico. Il sovraffollamento trasforma le persone in numeri di matricola, opachi agli operatori.

Il carcere di Pavia

Il carcere di Pavia, a fine febbraio, aveva un tasso di affollamento del 126%, con 650 persone detenute a fronte di 515 posti disponibili. Nello scorso mese di ottobre gli osservatori di Antigone avevano visitato il carcere, trovando alcuni reparti infestati dalle cimici e almeno un detenuto con un nido di insetti tra i capelli.

Dopo quella visita era stato sottolineato come la presenza di detenuti con disturbi psichiatrici richiedesse una grande attenzione nella gestione degli aspetti igienico sanitari. Una delle difficoltà di gestione riscontrate era connessa alla fragilità psichica di molti dei ristretti. Nel carcere è presente un’articolazione di salute mentale che ospita persone non sempre in grado di provvedere alla propria cura e igiene personale in autonomia, e non aiutati da operatori o altri detenuti.

Inoltre, nonostante gli sforzi della Direzione e del Comando, l’acqua calda manca in molte celle e in generale le condizioni dei bagni risultano inaccettabili: lavandini senza rubinetti, docce non funzionanti, pareti macchiate di fuliggine, stanze con poca luce e scarsa areazione.

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