"Ma la casalinga di Voghera esiste ancora?": al Teatro Valentino un dibattito (semiserio) sul cambiamento di usi, costumi e consumi
L'evento si è concentrato sul ruolo della donna, il rapporto tra genitori e figli e l'avvento delle tecnologie
“Ma la casalinga di Voghera esiste ancora?”, al Teatro Valentino Garavani di Voghera un dibattitto (semiserio) sul cambiamento di usi, costumi e consumi in Italia, dal Dopoguerra ad oggi. Calabrò, presidente della Fondazione Assolombarda: “Nei periodi incerti valorizzare nuove tensioni e aspettative”.
"Ma la casalinga di Voghera esiste ancora?"
Nella mattinata di martedì 5 dicembre 2023, nell'ambito della rassegna "Pavia Capitale della Cultura d'Impresa 2023", Assolombarda ha promosso un'interessante iniziativa al Teatro Valentino Garavani di Voghera. L'evento, intitolato "Riflessioni Semiserie" ha esplorato le trasformazioni che hanno modellato usi, costumi e consumi in Italia dal Dopoguerra a oggi, concentrandosi sul ruolo della donna, il rapporto tra genitori e figli e l'avvento delle tecnologie.
Il Teatro Valentino Garavani, recentemente riaperto e dedicato al famoso stilista vogherese, ha fornito la cornice perfetta per questa riflessione sulla cultura e la società italiana. La sindaca di Voghera, Paola Garlaschelli, e il presidente di Zona Oltrepò di Assolombarda, Marco Salvadeo, hanno dato il benvenuto ai partecipanti, aprendo la discussione su temi di attualità e cambiamenti sociali.
Ospite il "Milanese Imbruttito"
Tra gli ospiti sul palco c'erano figure di spicco come il noto "Milanese Imbruttito," Germano Lanzoni, che ha presentato un nuovo personaggio, un manager milanese votato al fatturato. Il dibattito è stato arricchito dalla presenza di Emanuela Scarpellini, docente di storia contemporanea all'Università di Milano, la giornalista e scrittrice Maria Latella, la direttrice artistica del Teatro Franco Parenti, Andrée Ruth Shammah, il sondaggista Nando Pagnoncelli, la giornalista Camilla Sernagiotto e il docente di Economia all'Università di Pavia, Andrea Zatti.
"Viviamo giorni inquieti"
Il presidente della Fondazione Assolombarda, Antonio Calabrò, ha aperto la discussione sottolineando le sfide e le incertezze che caratterizzano l'Italia contemporanea. Ha evidenziato le preoccupazioni riguardo ai cambiamenti climatici, alle guerre e alle incognite legate alle nuove tecnologie. Calabrò ha anche sottolineato il fenomeno delle nuove generazioni che, sempre più spesso, lasciano l'Italia in cerca di opportunità altrove.
“Viviamo giorni inquieti e carichi d’incertezza densi di violenze e discriminazioni di genere, affollati da domande, cui però mancano un’infinità di risposte, quasi tutti convinti che l’Italia sia un paese in declino", ha dichiarato Antonio Calabrò, che è anche presidente di Museimpresa.
"Abbiamo, inoltre, paura dei cambiamenti climatici ma anche delle guerre e delle incognite legate alle nuove tecnologie. Le nuove generazioni, infine, non fanno più figli e, sempre più spesso, abbandonano l’Italia per cercare fortuna altrove: sono 6 milioni, infatti, gli italiani residenti all’estero”.
In questo contesto, ha affermato Calabrò, “vale la pena valorizzare nuove tensioni e aspettative. Penso, in particolare, alle donne e alle ragazze di una provincia che sempre più spesso, anche in tempi incerti, si rivela tutt’altro che provinciale. Si tratta, del resto, di persone decise, intraprendenti, capaci nei lavori dell’economia digitale, determinate nel rivendicare diritti e doveri, ostili a violenze e divari di genere. Donne ai vertici di istituzioni e imprese che sono in cammino, felici di riconoscersi nel bel film di Paola Cortellesi, ‘C’è ancora domani’”.
Lo stereotipo della "casalinga di Voghera"
“La casalinga di Voghera ha rappresentato, nel boom economico, uno stereotipo come lo è stato, per esempio, ‘il signor Rossi’, anch’egli emblema dell’italiano medio”, ha aggiunto Nando Pagnoncelli in collegamento video. Si tratta di una figura che, secondo il sondaggista, non ha più ragione di esistere perché, in un mondo connesso e caratterizzato da un “ecosistema comunicativo ricco e complesso”, viene meno “il microcosmo che alimentava un certo tipo di modus vivendi”.
Si è verificato un vero e proprio cambiamento antropologico.
“Il tramonto delle subculture ha determinato una frammentazione identitaria, che ha portato con sé una mancanza di visione unica del sé e una volatilità delle opinioni”.
L’opinione pubblica è, così, diventata la somma di molte opinioni individuali, “che in assenza di un collante ideologico, o di altro tipo, si compongono e scompongono in relazione a singoli temi in una sorta di geometria variabile”.
Rispetto al passato, secondo Pagnoncelli, le opinioni, gli atteggiamenti e i comportamenti delle persone, oltre che dei gruppi sociali, “sono molto meno prevedibili oggi e meno scontati rispetto al passato: una grande sfida per i ricercatori sociali”.
Andrée Ruth Shammah, anch’essa in collegamento video, ha condiviso la sua esperienza nelle vesti di regista teatrale e direttrice artistica, fornendo il suo punto di vista sui grandi cambiamenti che, dal Dopoguerra, hanno riguardato Milano.
“La città, ieri come oggi, si conferma come una delle capitali del teatro, sia in riferimento ai luoghi sia in relazione alla qualità degli spettacoli offerti”.
Una circostanza che va ricercata, per la Shammah, nell’interesse riservato da pubblico con età più avanzata, che però continua a riempire le sale riscoprendo nelle rappresentazioni una ragione di vita.
“Il teatro non è più considerato, come in passato, un semplice contenitore di spettacoli ma un luogo da frequentare e sono le donne, in particolare, a riconoscerlo come tale”.
La società, insomma, è cambiata in meglio: “Non tutto peggiora, non avverto nessuna malinconia rispetto al passato e sono, anzi, una grande ammiratrice del futuro”.
In conclusione, l'iniziativa ha fornito uno sguardo approfondito sulle dinamiche sociali italiane, invitando alla riflessione su come affrontare le sfide del presente e costruire un futuro più inclusivo e promettente.