Presidio degli studenti a Pavia: "Futuro in lockdown"
Denunciano il malessere delle giovani generazioni di fronte a una politica che continua a sotto-finanziare il mondo dell’istruzione, dell’università e della ricerca.
Gli studenti di Pavia hanno organizzato un presidio nella giornata di venerdì 18 giugno per denunciare il malessere delle giovani generazioni di fronte a una politica che continua a sotto-finanziare il mondo dell’istruzione, dell’università e della ricerca.
Presidio degli studenti a Pavia
L’Unione degli Universitari (UDU) ha infatti lanciato quindi FUTURO IN LOCKDOWN: sblocchiamo la Next- Generation, mobilitazione nazionale che dal 14 al 18 giugno scorsi ha coinvolto le maggiori città universitarie italiane. L’obiettivo è proprio quello di riportare al centro del dibattito pubblico il tema dell’Università, dell’accesso all’istruzione, del diritto allo studio e della necessità di rilanciare il comparto educativo. Il presidio pavese si è svolto alle ore 18 di venerdì 18 giugno in Piazza Da Vinci, proprio di fianco all’Università; oltre all’associazione universitaria Coordinamento per il Diritto allo Studio - UDU, ha aderito anche la Rete degli Studenti Medi di Pavia.
Il PNRR
Al centro della mobilitazione vi è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ossia i fondi europei che l’Italia riceverà a seguito della pandemia: se utilizzati per riforme strutturali nel campo dell’istruzione, questi fondi potrebbero servire a rilanciare il Paese e a migliorare la condizione studentesca. L’attuale piano non sembra però andare in questa direzione, come spiega Simone Agutoli, Segretario del Coordinamento per il Diritto allo Studio (UDU):
“Rispetto alla prima versione di gennaio, la versione definitiva del PNRR ha tolto almeno 440 milioni all’università, con pesanti conseguenze sulle studentesse e sugli studenti di tutta Italia. Ancora una volta viene tradito l’obiettivo di avere un’università gratuita, pubblica e realmente accessibile. Sugli alloggi, ad esempio, gli investimenti diminuiscono di circa 40 milioni di euro. Ma il taglio più importante è stato effettuato sulle borse di studio, ben 400 milioni in meno, disattendendo le grandi promesse iniziali di raddoppiare il numero delle borse di studio. Scompare anche l’innalzamento della no tax area per chi ha un ISEE fino a 23.500”.
L’UDU ha sempre denunciato la carenza di borse di studio, nonché il sottofinanziamento del sistema collegiale pavese:
“La situazione delle borse di studio” continua Agutoli “ è particolarmente tragica a Pavia perché la Regione Lombardia garantisce la copertura delle borse di studio soltanto per l’81% del fabbisogno finanziario. Come se non bastasse, la Regione Lombardia impone i criteri di merito più elevati d’Italia, restringendo la platea dei possibili idonei alla borsa.
Anche le problematiche sui collegi pubblici sono similari: pur avendo a Pavia un numero rilevante di posti letto, il sottofinanziamento regionale mette in pericolo la sostenibilità economica dell’EDiSU, obbligando l’Università a sopperire al sottofinanziamento di Regione Lombardia su borse di studio e collegi.
Ai proclami del governo non stanno seguendo i fatti e questo è il sintomo di un palese disinteresse verso le tematiche legate al diritto allo studio. Il PNRR spalanca addirittura le porte alla residenzialità privata, dimostrando come non interessi lo sviluppo e il sostegno strutturale del modello collegiale pavese. Noi continueremo a lavorare affinché studentesse e studenti non vengano ancora una volta marginalizzati: l’istruzione deve essere messa al centro delle politiche di rilancio del nostro Paese”.
Per queste ragioni gli studenti hanno scelto di organizzare dei presidi in tutta Italia, ad esempio in Lombardia si sono organizzate iniziative a Pavia, Milano e Brescia. Ad ogni criticità e problema individuato e non affrontato, l’UDU ha associato un lucchetto, un simbolo del freno che il paese mette al proprio rilancio: esiguo numero di borse di studio, mancati investimenti nell’istruzione universitaria, mancanza di tutele per stage e tirocini e mancanza di misure di sostegno psicologico sono solo alcune delle difficoltà maggiormente vissute da studentesse e studenti.
Non solo le Università
I problemi però non riguardano soltanto il mondo dell’Università. Al presidio in Piazza Da Vinci hanno infatti partecipato anche la Rete degli Studenti Medi di Pavia, l’associazione di rappresentanza delle superiori.
“Il nostro obbiettivo, scendendo in piazza ed aderendo alla piattaforma Who’s Next, non è solo quello di creare un confronto all’interno della comunità studentesca, ma anche quello di far sentire la nostra voce ed avere una rappresentanza solida e consapevole che vada contro la compromissione al diritto allo studio che la pandemia ha portato” dichiara Alessandra Cecilia, segretaria della Rete degli Studenti Medi di Pavia, che aggiunge “Le lacune da colmare erano preesistenti, la situazione dovuta alla pandemia non ha fatto altro che farle emergere, rendendo evidente che non si può non fare nulla davanti ad esse. L’Italia è uno dei paesi europei che investe meno nel campo dell’istruzione, ma investirvi significa investire in un futuro migliore”.
Le richieste della Rete esposte nel manifesto della mobilitazione sono volte proprio a trasformare i momenti di confronto e progettazione in azioni concrete, per far impiegare i fondi europei che l’Italia riceverà in modo proficuo per la vita scolastica di ogni studente. I membri della Rete hanno dichiarato chiaramente le problematiche a scuola e le possibili soluzioni, a partire dalla necessità di ricevere un adeguato supporto psico-emotivo tramite figure competenti e specializzate, le quali si rivelano essenziali soprattutto in un periodo come questo, in cui le situazioni di malessere psicofisico tra gli adolescenti sono aumentate drasticamente.
Carriera Alias
Bisogna che la scuola si muova in una direzione di sempre maggior inclusione, ed è per questo che la Rete promuove l’inserimento nelle scuole della Carriera Alias: un documento che consente di utilizzare il proprio nome di elezione di genere sui documenti scolastici, contrastando il disagio e la disforia vissute dalle persone non binary/genderfluid e transessuali. A questo proposito, la Rete degli Studenti Medi sottolinea che la scuola deve iniziare ad utilizzare un linguaggio inclusivo, divenendo così un ambiente sereno per tutte le persone.
Rispondere ai bisogni diversificati della comunità studentesca è infatti essenziale: per questo, una delle richieste è quella di investire parte dei fondi nella formazione di un numero maggiore di insegnanti di sostegno, che spesso non hanno i mezzi per strutturare un percorso adatto alle esigenze individuali.
Educazione Civica e sessuale
Dal punto di vista didattico, è emersa la necessità di un ripensamento dell’educazione civica, la quale non avvicina la comunità studentesca al mondo dell’attualità e della politica, come invece dovrebbe, poiché mancano spazi dedicati a discussioni e dibattiti; serve che si dedichi spazio ad un’educazione sessuale ed affettiva non più eteronormativa, per fare prevenzione e per poter educare tutte le persone.
Insomma, la richiesta è quella di rendere la scuola un ambiente sicuro e di tutti, attraverso una ridistribuzione delle risorse digitali, ancora oggi spesso inaccessibili a molti studenti, tramite interventi nell’edilizia scolastica (spesso non a norma) affiancati da un ripensamento dei trasporti pubblici, i quali sono insufficienti e talvolta presentano barriere architettoniche.
“Per tutti questi motivi” dichiarano dalla Rete degli studenti Medi “il 18 Giugno siamo scesi in piazza”.