Aziende italiane: sì allo smart working, ma scatta anche il controllo sui lavoratori
In aumento le indagini degli investigatori privati sui dipendenti che lavorano da casa.
Nell'ambito delle misure adottate dal Governo per il contenimento e la gestione dell'emergenza COVID-19, il Presidente del Consiglio dei Ministri ha emanato il Decreto che interviene sulle modalità di accesso allo smart working, raccomandandone il massimo utilizzo. Tali disposizioni sono valide fino al 31 luglio 2021, come previsto dall'art. 11 del D.L. 22 aprile 2021, n. 52 (c.d. Decreto Riaperture).
Lo Smart working è un modello di lavoro che ha preso piede nel mondo già da diversi anni prima dell'emergenza e da subito è stato adottato da un numero sempre maggiore di aziende. Secondo l’Osservatorio per il Lavoro Agile del Politecnico di Milano, lo smart working è in continua crescita e ha portato ad una diminuzione dei costi per l'azienda e all’aumento della soddisfazione personale dei dipendenti. Il 76% degli intervistati che si dichiara fiducioso e più produttivo rispetto ai suoi colleghi tradizionali.
Sebbene i sostenitori dello smart working siano in molti, l'investigatore privato Pavia Salvatore Currenti, amministratore delegato della Currenti Investigazioni, attiva su tutto il territorio italiano, ci mostra l'altra faccia della medaglia.
Il noto detective conferma infatti che da sempre le aziende si sono servite di agenzie investigative per il controllo dei lavoratori. Se in precedenza c’era stato un boom di controlli per l’abuso della legge 104/92, malattie o altri permessi, oggi sono in aumento i controlli sulle attività dei dipendenti durante il presunto smart working.
Non c’è un settore più o meno colpito, in genere sia aziende di grandi sia di piccole dimensioni si rivolgono alle agenzie investigative quando hanno forti dubbi sull'onestà del dipendente. In più occasioni infatti sarebbe emerso che il soggetto, dopo aver acceso il computer del lavoro con l’indirizzo IP di casa, si recasse a fare la spesa e diverse commissioni, senza comunicare all’azienda la sua assenza dal servizio.
Le attività che può svolgere l’investigatore privato sono molteplici. Accertato che il dipendente usi l’orario lavorativo per svolgere delle faccende personali, si sintetizzano le prove in un report scritto comprensivo di fotografie ed eventuali video allegati. Queste prove hanno valore probatorio e possono essere usate per difendere un diritto in sede giudiziale.
Per redigere il report in questione l'investigatore privato può:
- effettuare pedinamenti
- fare foto o filmati purché ciò avvenga in luogo pubblico, aperto al pubblico e spazi abitativi come giardini o terrazzi visibili ad occhio nudo dall'esterno
- registrare conversazioni in cui l'investigatore ha preso parte
- effettuare sopralluoghi, purché vi sia il consenso del titolare del posto
- avvalersi di strumenti di localizzazione Gps satellitare, al fine di monitorare gli spostamenti di un’autovettura
- raccogliere informazioni estratte da documenti di libero accesso e in pubblici registri
- avvalersi di collaboratori.