Il delitto a Landriano

Uccise la zia con quindici coltellate: assolto per incapacità di intendere e volere

Gabriella Cusaro aveva 77 anni quando nel giugno del 2021 il nipote 28enne la colpì a morte

Uccise la zia con quindici coltellate: assolto per incapacità di intendere e volere
Pubblicato:

Uccise la zia con quindici coltellate nel giugno del 2021 a Landriano: Andrea Cusaro, 28 anni, assolto in quanto incapace di intendere

Uccise la zia con quindici coltellate: assolto

Il pubblico ministero Valentina De Stefano aveva chiesto una condanna a 24 anni di carcere per l'omicidio della zia paterna, 77enne. Ma Andrea Cusaro, 28 anni, è stato assolto. A pronunciare la sentenza nella giornata di venerdì 17 febbraio 2023 è stata la Corte d'Assise di Pavia che ha giudicato il 28enne incapace di intendere e volere. Disponendo inoltre per lui un periodo di cura di 10 anni in una Rems (Residenza per l’esecuzione della misure di sicurezza).

Il delitto

All'inizio del lockdown del 2020, il 28enne si era trasferito a vivere dalla zia Gabriella Cusaro, 77 anni ed ex farmacista, a Landriano. Una convivenza difficile la loro, tanto che sembra che le liti tra i due fossero all'ordine del giorno. Era stata lei ad accoglierlo per cercare di aiutarlo a superare i suoi problemi. Da anni, infatti, il ragazzo sembrava soffrire di disturbi psichici, legati anche al consumo di sostanze stupefacenti.

Difficile dire cosa possa essere scattato nella notte tra il 10 e l'11 giugno. Tutto è avvenuto intorno alle 5 di mattina. Andrea era appena rientrato a casa. Forse l'ennesimo litigio. Poi il raptus. L'ha colpita con una furia improvvisa. Sembra che la 77enne sia stata prima scaraventata a terra, e successivamente colpita con un coltello da cucina. Ben 15 le coltellate inferte. Per la donna non c'è stato nessuno scampo.

Incapace di intendere e di volere

Per la Procura l’imputato al momento dell’omicidio era lucido. Il pm, inoltre, aveva anche chiesto l’aggravante dei futili motivi e della crudeltà.

L’avvocato difensore di Cusaro, Maria Francesca Fontanella, ha invece sempre sostenuto la “non imputabilità” del suo assistito per incapacità di intendere e di volere: tesi che è stata ora accolta dalla Corte d’Assise di Pavia.

Seguici sui nostri canali