Salviamo i boschi di quercia lombardi: un progetto di ricerca dell'Università di Pavia
Capofila il Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Pavia
ResQ: un progetto di ricerca per la salvaguardia dei boschi di quercia lombardi, risorsa preziosa per tutti. Co-finanziato da Regione Lombardia.
Salviamo i boschi di quercia
A giugno 2020 è partita la prima fase operativa del progetto triennale ResQ “Deperimento della quercia nei boschi planiziali: studio multidisciplinare per la selezione di risorse genetiche resistenti” co-finanziato da Regione Lombardia Direzione generale Agricoltura, alimentazione e sistemi verdi nell’ambito del bando per il finanziamento di progetti di ricerca in campo agricolo e forestale, avviato ufficialmente il 1° maggio.
I soggetti coinvolti
Tre i soggetti coinvolti, con ricercatori provenienti da tutta Italia: il Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Pavia come capofila, Istituto di Bioscienze e Biorisorse del CNR di Firenze e Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari ed Ambientali dell’Università degli Studi della Basilicata come partner.
Il progetto
Tre anni è la durata del progetto che mette al centro gli ecosistemi forestali, risorse cruciali per la società, poiché forniscono prodotti, impiego e servizi ecosistemici irrinunciabili. Un approccio multidisciplinare al problema sarà il metodo di lavoro innovativo per individuare le cause del deperimento della farnia (Quercus robur L.) in Pianura Padana. Una valutazione a 360° che coinvolge diversi ambiti di ricerca, dalla genomica all’ecofisiologia e alla dendroecologia.
Regione, Enti locali, professionisti che lavorano in ambito forestale, gestori di aree protette e vivaisti avranno al termine del progetto una banca dati di alberi resilienti e una descrizione delle peculiarità di carattere micro-stazionale che possono concorrere a rallentare e/o prevenire l’insorgenza del deperimento.
Questi dati saranno la base fondamentale per la conservazione e la propagazione di materiale forestale che garantisca la maggiore probabilità di resistenza alle fisiopatie e agli altri fattori di rischio collegati ai cambiamenti climatici.
I dettagli
Gli ecosistemi forestali rischiano di essere notevolmente ridotti a causa dei cambiamenti climatici, un fenomeno ben documentato a livello planetario con conseguenze ormai note quali l’aumento in frequenza ed intensità di eventi estremi, che possono modificare profondamente la struttura delle foreste e il loro funzionamento. Gli alberi, organismi longevi ed immobili, sono costretti ad affrontare cambiamenti spesso troppo rapidi per la lentezza dei loro meccanismi di migrazione e di adattamento genetico. Ne possono derivare fenomeni di deperimento e moria del bosco attribuibili a patologie e cause ambientali (fisiopatie).
Il progetto è mirato a comprendere la relazione tra le risposte a stress climatici e biotici e le caratteristiche genetiche individuali in una specie forestale emblematica per la Pianura Padana, la farnia (Quercus robur L.).
Obiettivo principale è individuare le condizioni che favoriscono il deperimento e fornire strumenti per contrastare tale fenomeno, particolarmente diffuso nelle aree protette della pianura lombarda.
Innovativo è l’approccio multidisciplinare al problema.
Lo studio degli anelli di accrescimento annuale come archivio degli effetti degli agenti stressogeni fornirà informazioni sulle risposte climatiche ed ecofisiologiche della farnia a diversa scala spaziale e temporale.
Dati dettagliati relativi al microambiente, al fenotipo dell’individuo e alla sua capacità di resistere ai patogeni completeranno il quadro conoscitivo, fornendo una caratterizzazione di ogni individuo senza precedenti.
Il campionamento e lo studio del genoma attraverso le più avanzate tecniche di next generation sequencing, permetterà di ottenere informazioni genetiche rispetto a decine di migliaia di marcatori molecolari.
Tutte queste informazioni raccolte verranno correlate da un lato alle risposte complessive delle singole piante all’ambiente, dall’altro alla reazione a eventi estremi che possono rappresentare una spinta aggiuntiva nel passaggio dal declino alla morte.
Il progetto prevede il campionamento di coppie di individui di farnia (deperienti/non deperienti) in 5 diversi siti. Specifici metodi statistici, idonei al trattamento delle differenti tipologie di dati raccolti, verranno impiegati per fornire ai portatori di interesse una lista di individui geo-localizzati di farnia con caratteristiche genetiche ed eco-fisiologiche rigorosamente certificate che conferiscono loro una particolare capacità di resistenza al deperimento, oltre a una scrupolosa descrizione delle peculiarità di carattere micro-stazionale che possono concorrere a rallentare e/o prevenire l’insorgenza del deperimento.
Questi alberi costituiranno una fonte di germoplasma in-situ, base fondamentale per la conservazione e la propagazione di materiale forestale che garantisca la maggiore probabilità di resistenza alle fisiopatie e agli altri fattori di rischio collegati ai cambiamenti climatici.
I risultati del progetto permetteranno di migliorare la conoscenza dei processi legati al deperimento e alla mortalità che caratterizzano molti dei querceti planiziali lombardi, a facilitarne la gestione e a rendere più vantaggioso il rapporto costi-benefici degli investimenti atti a migliorarne le condizioni.
I benefici delle conoscenze acquisite riguarderanno numerosi portatori di interesse (gestori delle aree protette, enti preposti alla salvaguardia della biodiversità forestale, attori della filiera vivaistica regionale, soggetti collegati alla fruizione turistica) e garantiranno importanti ricadute sia sulla qualità dei servizi ecosistemici, che sulla conservazione delle risorse genetiche forestali dei boschi planiziali lombardi.
Particolare attenzione sarà destinata alla disseminazione delle conoscenze acquisite, che avverrà in modo costante durante lo svolgimento del progetto, culminando nella fase finale con la presentazione di un protocollo applicabile anche ad altre specie/ecosistemi, con la diffusione dei risultati ottenuti anche avvalendosi del supporto fornito da associazioni scientifiche e ambientaliste.
Saranno organizzati momenti pubblici per la presentazione tecnica agli operatori del settore, finalizzata alla progettazione di una gestione del patrimonio forestale più idonea ad affrontare al meglio le sfide dei cambiamenti climatici in atto e futuri.