A febbraio il processo

Psicosetta delle bestie: tra i 26 rinviati a giudizio tre abitanti di Vigevano

Sono tre gli indagati di Vigevano, tra di loro Claudio Merli chiamato "il messere" accusato di aver adescato le giovani vittime

Psicosetta delle bestie: tra i 26 rinviati a giudizio tre abitanti di Vigevano
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I membri della setta hanno reclutato per anni ragazze giovanissime, a volte anche minori e le hanno violentate e minacciate. Non avevano più una vita e sembra che gli abusi si siano consumati anche in alcune abitazioni di Vigevano. La prima udienza sarà tra quattro mesi.

Il processo a febbraio

I presunti adepti di Vigevano indagati sono tre, tra di loro il 62enne Claudio Merli. All'interno del gruppo, Merli sarebbe stato chiamato “il messere” e il suo compito era probabilmente quello di adescare le giovani vittime. Inoltre si occupava della gestione economica della comunità.

Le violenze sessuali si sarebbero perpetrate per anni tra Cerano nel novarese, Vigevano, Milano, Montù Beccaria e Vigevano. La prima udienza sarà il prossimo 24 febbraio e salteranno fuori nuovi dettagli su questa storia di abusi e violenze.

Il processo si aprirà in Corte d'assise a Novara. Sono stati indagati per anni quelle che vengono ritenute le menti della psicosetta ma la loro posizione è stato sospesa. Sono infatti necessari dei test per capire se i due sono in grado di stare in giudizio.

Stiamo parlando del presunto capo del gruppo, il medico milanese 72enne Gianni Maria Guidi soprannominato 'il Dottore' o il 'Pontefice' e la sua fedele aiutante Sonia Martinovic che era riuscita a scappare dalla setta nel 2013.

Violenze, torture e abusi

Non solo violenze e abusi ma anche torture, riti e lavori imposti anche a ragazzine minorenni che vengono adescate e non riescono più ad uscirne. Vengono costrette ad abbandonare ogni cosa a loro cara a partire dalla famiglia e dagli amici.

Le giovani venivano bendate e legate, frustate, bruciate con cera bollente nelle parti intime e sottoposte a tatuaggi e piercing praticati a freddo. Venivano anche costrette a lavorare nelle scuole di danza, nei negozi e in tanti altri luoghi per adescare altre ragazze. Non potevano scappare o denunciare perché altrimenti avrebbero subito disgrazie di ogni tipo.

L'associazione "Mai più sole" affianca alcune delle vittime nel processo e i suoi organizzatori si sono dichiarati fiduciosi per l'udienza di febbraio. Confidano nella giustizia e hanno dichiarato che nonostante la fatica andranno avanti sempre a sostegno di chi ha subito questi traumi.

 

 

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