Pipistrelli a rischio, l'allarme lanciato dall'Università di Pavia
Prima segnalazione dell’agente causale della white-nose disease in Italia. Negli Stati Uniti, questa malattia ha già ucciso milioni di esemplari.
La Prof. Anna Maria Picco e la Dr. Laura Garzoli, del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente, Università di Pavia, in collaborazione con la Stazione Teriologica Piemontese, il CNR-IRSA di Verbania, e il Dr. Marco Riccucci, hanno evidenziato la presenza, per la prima volta in Italia, del fungo Pseudogymnoascus destructans, agente della sindrome del naso bianco (white-nose disease o white-nose syndrome).
Pipistrelli a rischio, l'allarme lanciato dall'Università di Pavia
La sindrome del naso bianco viene così chiamata per la crescita massiva di micelio bianco sul naso, il muso, le orecchie e/o la membrana alare dei pipistrelli colpiti. Il fungo, non patogeno per l’uomo, colpisce gli esemplari durante il periodo di ibernazione. Negli Stati Uniti, questa malattia ha già ucciso milioni di pipistrelli. In Europa invece le lesioni provocate dal fungo possono avere esito letale per gli esemplari colpiti, ma non sono segnalati casi di mortalità di massa di tale portata.
Specie protette
Tuttavia è bene ricordare che tutti i pipistrelli (chirotteri) sono specie protette, perché minacciati del rischio di estinzione.
I chirotteri sono inoltre importanti providers di benefici all'uomo: non solo diminuiscono le popolazioni di zanzare, ma, cacciando insetti dannosi, proteggono le coltivazioni da insetti pest per miliardi di dollari ogni anno. La presenza del fungo non solo quindi aumenta le preoccupazioni per la loro conservazione, ma potrebbe inoltre inficiare questi importanti "servizi ecosistemici" forniti gratuitamente all'uomo.
L'origine del fungo
Il fungo è stato introdotto in Nord America dall’uomo dall’Europa o dall’Asia (i chirotteri non effettuano migrazioni di tale portata), causando declini demografici senza precedenti nelle popolazioni di pipistrelli. Visitando le grotte in cui il patogeno è presente, l’uomo può contribuire alla sua diffusione in altri siti non colpiti, a causa di calzature, abbigliamento o altri oggetti contaminati.
Il gruppo di lavoro
Attualmente, si è quindi costituita una task force dedicata che unisce Università di Pavia, Stazione Teriologica Piemontese, CNR-IRSA di Verbania e Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d'Aosta di Torino.
Il gruppo di lavoro mira a creare una rete di monitoraggio nazionale per verificare ulteriori siti di presenza del fungo patogeno o casi di moria dovuti alla malattia, e per redigere un protocollo di decontaminazione utile per i visitatori delle grotte colpite. Lo sviluppo di tali misure precauzionali è di rilevanza internazionale. Si rende infatti urgentemente necessario evitare la diffusione del patogeno dall’Italia verso nuove aree geografiche non ancora colpite, come Australia, Nuova Zelanda e Sud America. I risultati del gruppo di lavoro saranno quindi essenziali per garantire dati e supporto scientifico alle autorità nazionali per l’adozione di nuove normative e protocolli per i visitatori delle grotte che intendono viaggiare all’estero.