Operazione Luna Park: 36 indagati, anche il Pavese coinvolto

Risultato: giostre pericolose praticamente in tutta Italia.

Operazione Luna Park: 36 indagati, anche il Pavese coinvolto
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Operazione Luna Park

Una giostra di qualsivoglia tipologia, che sia in Luna Park, in una piazza o centro commerciale, deve, prima di potere entrare in esercizio, essere sottoposta ad un controllo per certificarne il corretto funzionamento e la sicurezza. La verifica, secondo la normativa vigente, deve essere effettuata “presso il Comune nel cui ambito territoriale è avvenuta la costruzione o è previsto il primo impiego dell’attività medesima o è presente la sede sociale del gestore ovvero in altro Comune ove è resa disponibile per i controlli previsti dal presente decreto ed essere munita di un codice identificativo rilasciato dal medesimo Comune”.

Come funzionava il “sistema Borgo d’Ale

Il codice identificativo certifica la rispondenza della giostra ai requisiti di sicurezza previsti per legge. Ed è apposto sulla targhetta d’obbligo che è praticamente come la targa di un’auto. Una volta che una giostra ha il suo codice con quello può girare in tutta Italia. Il Comandante del Vigili Urbani di Borgo d’Ale Mauro Ferraris rilasciava questi codici in cambio di denaro (dazioni singole da 150 a 250 euro in base al tipo di giostra).

Un giro d’affari illeciti da centinaia di migliaia di euro. Il tutto avveniva tramite intermediari, tecnici o ingegneri, a cui i giostrai si rivolgevano per “agevolare” le autorizzazioni all’esercizio delle giostre. Ovviamente avveniva in modo truffaldino, senza aver mai avuto un controllo tecnico e le giostre “abilitate” da Borgo D’Ale sono 1095, quelle già accertate, altre migliaia potrebbero emergere in seguito. Le posizione dei giostrai sono ancora al vaglio degli inquirenti, non è detto che tutti siano implicati, certamente lo sono gli intermediari, sei di questi hanno avuto la misura restrittiva dell’obbligo di dimora, altri sono indagati a piede libero. In tutto 36 persone.

Gli intermediari avrebbero indirizzato le richieste, provenienti da ogni parte d’Italia verso il Comune di Borgo d’Ale, curando, in taluni casi, la firma di atti e certificazioni, necessarie per produrre la documentazione prevista dalla legge (in particolare manuale di uso e manutenzione, libretto di attività, nonché certificazioni delle verifiche annuali), in assenza di qualsiasi verifica effettiva.

L’indagine

L’indagine prende avvio nel marzo 2018: in seguito a un incidente occorso ad una tredicenne che a Legnano (MI), nel novembre 2017, a seguito del malfunzionamento di una giostra, è caduta, procurandosi delle lesioni.

L’Asl di competenza aveva avviato un’inchiesta da cui è emerso lo scenario inquietante. È il Sindaco del Comune di Borgo d’Ale , Pier Mauro Andorno, estraneo ai fatti, il primo a notare alcune gravi anomalie rispetto alle procedure, previste dalla legge, per il rilascio delle autorizzazioni/certificazioni di esercizio.

Una situazione che viene immediatamente condivisa con il Comandante della Stazione Carabinieri competente, Cigliano,  facendo scattare le articolate indagini condotte dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Vercelli, supportato in loco dai Carabinieri della Stazione ciglianese.

Le attività dei militari dell’Arma, coordinate dalla Procura di Vercelli, nella persona del Sostituto Procuratore Davide Pretti, hanno consentito di formulare specifiche contestazioni, in base alle quali, tra il 2016 ed il 2018, il Comandante della Polizia Locale del comune del vercellese, dietro esborso di illeciti compensi, avrebbe rilasciato oltre 1.000 codici identificativi a vantaggio di giostre per spettacoli itineranti, senza che venissero effettuate le prescritte verifiche, in particolare quelle di competenza della Commissione comunale/provinciale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo, che dovrebbe (verificata la documentazione dell’attrazione) procedere al “controllo di regolare funzionamento nelle ordinarie condizioni di esercizio”.

I personaggi emersi, nel filone principale dell’indagine, sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e peculato. Nel corso delle indagini sono inoltre emerse singole fattispecie riconducibili a reati diversi, quali traffico di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi, furto aggravato, spendita di banconote false.

Nel corso delle indagini, al fine di interdire l’utilizzo delle strutture potenzialmente pericolose per l’incolumità pubblica, in assoluto accordo con i Carabinieri, il Sindaco di Borgo d’Ale ha emesso, in regime autotutela, provvedimenti di annullamento delle concessioni rilasciate illecitamente nel tempo.

La Clonazione del sistema

Dopo un momento di sbandamento gli indagati si sono riorganizzati, cercando in nuovi comuni l’opportunità di clonare il medesimo modello organizzativo illecito. In particolare uno in Piemonte a La Cassa (TO) ed uno in Abruzzo (Monte Silvano), presso i quali, con modalità ancora in via di accertamento, sarebbero state rilasciate nuove certificazioni prive delle necessarie verifiche.

La necessità di interdire in modo efficace e definitivo l’uso di attrezzature, potenzialmente pericolose, ha reso necessario un provvedimento di sequestro, in corso di esecuzione, disposto dall’Autorità Giudiziaria vercellese a carico di 1.095 divertimenti e spettacoli viaggianti nei confronti di quasi 700 persone/società proprietarie, presenti in 88 province.
Sono state disposte dal GIP del Tribunale di Vercelli, su richiesta della locale Procura della Repubblica ed in piena concordanza con le risultanze investigative fornite dai militari dell’Arma, 7 misure restrittive (delle quali 1 in carcere), eseguite nella mattinata di mercoledì 27 febbraio, in una vasta operazione che ha visto impiegati oltre 70 Carabinieri.

Nella quale sono stati eseguiti 29 decreti di perquisizione (ed eventuale sequestro di materiale ritenuto valido ai fini probatori) in questa Provincia ed in quelle di Roma, Latina, Pescara, Brescia, Varese, Modena, Potenza, Foggia, Lecce, Pavia, Torino, Milano, Rovigo, Ravenna e Novara, con il supporto dell’Arma competente per quei territori. Sono complessivamente indagate, allo stato, 36 persone. L’inchiesta, anche in ragione degli accertamenti ed approfondimenti in corso, potrebbe, con ogni probabilità, allargarsi e vedere coinvolti nuovi soggetti.

Grandi quantità di prove

Come è stato illustrato nella conferenza stampa presso il Comando Provinciale dei Carabinieri i Carabinieri e i magistrati della Procura hanno minuziosamente riscontrato i pagamenti con l’emissione dei singoli codici autorizzativi, documentando i passaggi di denaro in contante e quelli effettuati tramite Poste Pay. C’è dunque una base ben solida per l’istruzione del procedimento penale.

Un dettaglio quasi comico che testimonia la sfrontatezza del sistema. Una volta che il traffico illecito era stato replicato a La Cassa (Torino) in un solo giorno sono risultate autorizzate talmente tante giostre che, se fossero state presenti e in funzione come prescrive la Legge, non avrebbero potuto stare fisicamente nel territorio!

L’impatto delle autorizzazioni concesse da Borgo D’Ale, a livello nazionale è stato così forte che della cosa si è interessata anche l’associazione di categoria dei giostraia, a sua volta allarmata da questa pazzesca situazione. Migliaia di giostre potenzialmente pericolose per chi le usa, 1095 sono state fermate ma potrebbero essercene altre.

Il valore aggiunto dell’inchiesta vercellese, oltre alla bravura degli investigatori e alla perfetta sincronia con la Procura della Repubblica, è stato proprio l’aver fermato un sistema illegale che aveva pesanti ripercussioni sulla sicurezza. L’unica persona coinvolta legata al vercellese è il Comandante della Polizia Locale di Borgo d’Ale, gli intermediari non sono del Vercellese.

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