Nessun colpevole

Nessun responsabile per le vittime dell'amianto dell'ex Fibronit, delusi i familiari: "Ci troviamo senza un colpevole"

A 18 anni dall'avvio dei processi i due imputati rimasti sono stati assolti dai giudici, ci sarà un ricorso.

Nessun responsabile per le vittime dell'amianto dell'ex Fibronit, delusi i familiari: "Ci troviamo senza un colpevole"
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Lunedì 18 luglio 2022 si è concluso a Milano il processo-bis. Per i morti all’ex Fibronit, fabbrica in cui fino al 1993 si produceva amianto, nessun colpevole. Ma le parti civili tuonano: «Faremo ricorso».

Ciò che rimane della Fibronit di Broni
Ciò che rimane della Fibronit di Broni

Assolti gli imputati dopo 18 anni

Dopo quasi 18 anni di indagini e processi erano rimasti in due gli imputati: l’ex amministratore delegato dell’azienda oggi 72enne Michele Cardinale e l’ex direttore della fabbrica Lorenzo Mo, 71 anni.

Erano stati condannati sia in primo che in secondo grado a 3 anni con l’accusa di omicidio colposo in relazione alla morte di 27 operai.

Poi nel 2020 la cassazione aveva deciso di rifare tutto perché le condanne non erano state motivate a sufficienza. Nel processo-bis di pochi giorni fa la procura generale aveva chiesto la conferma della sentenza di colpevolezza ma i giudici Valeria De Risi, Francesca Vitale e Cristina Di Censo hanno ribaltato il verdetto di colpevolezza assolvendo i due imputati.

L'indagine dei periti sulle malattie delle vittime

La decisione dei giudici di Milano sarà motivata tra due mesi ma a determinare l'esito del processo sono state le perizie disposte dal tribunale che hanno approfondito lo sviluppo delle malattie che avevano portato alle morti in relazione all'inquinamento del luogo di lavoro.

I periti Francesco Violante e Pietro Apostoli rispettivamente delle Università di Bologna e di Brescia hanno ripercorso il ruolo che i due amministratori ricoprivano nel periodo in cui la malattia per i dipendenti si è sviluppata.

I due hanno avuto un ruolo rilevante tra il 1981 e il 1985. In questo periodo sarebbe impossibile collocare il  momento il cui l'amianto ha scatenato il processo che ha portato alla manifestazione della malattia.

«Questa sentenza non vuol dire che a Broni non sia successo niente, ma stabilisce che gli imputati che hanno avuto la gestione della fabbrica per pochi anni non possono essere ritenuti responsabili dei decessi» ha dichiarato l'avvocato Zambianchi.

La delusione degli avvocati delle vittime

Le parti civili hanno annunciato che faranno ricorso in Cassazione, ma a questo punto il procedimento si avvia verso la prescrizione. Gli avvocati che seguivano i casi delle vittime sono delusi e rammaricati.

Rosario Tripodi, l'avvocato dei familiari di uno degli operai che aveva contratto la malattia professionale morto nel 2008 ha dichiarato che: «Faremo ricorso, seguendo il ragionamento dei periti non sarebbe possibile condannare nessuno per non avere impedito l’esposizione alle fibre di amianto».

Lo sfogo del presidente dell'Associazione vittime dell'Amianto

Silvio Mingrino, presidente dell’Associazione vittime dell'amianto nazionale italiana è senza parole ed è molto addolorato.

Proprio lunedì era il quattordicesimo anniversario della scomparsa della mamma Carmela, morta nel 2008 di mesotelioma, come il marito Armando. Si è ammalata perché puliva i panni dell'uomo, dipendente in Fibronit.

«Il giudice – dice Mingrino – si dimentica di un dettaglio importante. Tutte le fibre respirate dai bronesi e non solo dai lavoratori ma anche dalle famiglie erano prodotte dalla Fibronit. Dopo tanti anni di processi, speranze illuse da una giustizia fantasma, soldi spesi, ci ritroviamo senza un colpevole»

«Il vero colpevole  in fondo –  conclude Migrino – è lo Stato pro tempore che ha eluso la direttiva europea del 1986 che ha messo al bando l’amianto, approvando solo nel 1992 la Legge, che tra l'altro non è applicata totalmente perché la sorveglianza sanitaria non è uguale in tutta Italia».

Silvio Mingrino, presidente di Avani
Silvio Mingrino, presidente di Avani
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