Maltempo, al Ponte della Becca il livello del Po è salito di 3 metri in 24 ore
L'inizio autunno 2020 è stato segnato da tempeste raddoppiate (+92%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Al Ponte della Becca il livello del Po sale di 3 metri in 24 ore: è quanto emerge dal monitoraggio di Coldiretti sui livelli del grande fiume in relazione all'ultima ondata di maltempo.
Il livello del Po sale di 3 metri in 24 ore
Il Po si è gonfiato di quasi 3 metri nelle ultime 24 ore sotto la spinta dei nubifragi che si sono abbattuti sul nord Italia fra Il Piemonte, la Liguria e la Lombardia. E' quanto emerge dal monitoraggio di Coldiretti sui livelli del grande fiume al Ponte della Becca a Pavia in relazione all'ultima ondata di maltempo che sta causando frane e allagamenti, con numerosi dispersi.
Tempeste raddoppiate rispetto al 2019
Il rapido innalzamento del Po - spiega la Coldiretti - è emblematico della situazione di sofferenza del bacino idrografico del nord in cui si sono verificati smottamenti ed esondazioni dei corsi d'acqua dopo la pioggia dell'inizio autunno 2020 segnato da tempeste praticamente raddoppiate (+92%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno con ben 127 eventi estremi tra nubifragi, grandinate, vento forte, tornado, bombe d'acqua secondo l'analisi della Coldiretti su dati dell'European Severe Weather Database (Eswd) dal 21 settembre fino ad ora, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Tendenza alla tropicalizzazione
Sono gli effetti dei cambiamenti climatici con l'eccezionalità degli eventi atmosferici che è ormai diventata la norma anche in Italia tanto che siamo di fronte ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione che - evidenzia la Coldiretti - si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti con sfasamenti stagionali e territoriali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo. La nuova perturbazione si abbatte sulle regioni più fragili della Penisola con Piemonte e Liguria che hanno ben il 100% dei comuni con parte del territorio a rischio idrogeologico, la percentuale di rischio è la più alta a livello nazionale dove - precisa la Coldiretti - sono 7275 i comuni complessivamente a rischio, il 91,3% del totale.
Difendere il patrimonio agricolo
A questa situazione non è certamente estraneo il fatto che il territorio è stato reso più fragile dalla cementificazione e dall'abbandono che negli ultimi 25 anni ha fatto sparire oltre ¼ della terra coltivata (-28%) con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari. Per questo - conclude la Coldiretti - l'Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell'attività nelle campagne.
(Foto di copertina: immagine di repertorio)
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