Garlasco, incidente probatorio di oggi: nuovo scontro peritale sull’impronta 33
Contestata la metodologia della Procura e la validità degli elementi di confronto

L'incidente probatorio nel nuovo filone di indagini sull'omicidio di Chiara Poggi avvenuto a Garlasco, prosegue oggi con il terzo round dopo l'avvio martedì 17 e la continuazione di giovedì 19 giugno.
In programma ci sono i campionamenti per le successive analisi genetiche sui rimanenti reperti, tra cui i campioni autoptici della vittima, tracce ematiche e il frammento del tappetino del bagno.
Incidente probatorio
Dei due periti sarà presente la genetista Denisa Albani, non dovrebbe invece esserci il datiloscopista Domenico Marchigiani. Contrapposte su tutte, da una parte l'accusa del PM, la difesa di Andrea Sempio con la parte offesa apertamente schierata a sostegno dell'indagato e contro la Procura che è invece sulle stesse posizioni della difesa di Alberto Stasi, già condannato in via definitiva per il delitto.

Uno scontro palesato delle due consulenze in risposta a quella datiloscopica della procura che ha attribuito l'impronta papillare 33 a Sempio, depositate dai legali della famiglia Poggi e da quelli di Sempio appena prima che i rispettivi consulenti tornino oggi a confrontarsi con i periti dell'incidente probatorio.
Calogero Biondi e Dario Radaelli, consulenti per la famiglia Poggi, nella loro relazione tecnica, arrivano a sostenere che l'impronta numero 33 è stata ottenuta cospargendo con spray a base di ninitdina, una traccia parzialmente evidente, benché non documentata nel particolare dagli operatori del RIS.
Le caratteristiche della traccia prima del trattamento appaiono quelle di un appoggio veloce prodotto da un palmo in movimento, sudato, magari sporco, ma non insanguinato.
Impronta 33
Conclusione che per gli avvocati della famiglia Poggi, Gianluigi Tizzoni e Francesco Compagna depone per la sicura estraneità dell'impronta la dinamica omicidiaria. Il frammento di impronta numero 33, inoltre, non è utile per i confronti datiloscopici. La dimostrazione prodotta non supera questo giudizio e pertanto giuridicamente non può essere attribuito.

Stessa conclusione a cui sono arrivati anche Luciano Garofano e Luigi Bisogno nella consulenza per la difesa di Sempio, contestando anche nel metodo di lavoro di Giampaolo Luliano e Nicola Caprioli per la Procura che sarebbero caduti in un pregiudizio interpretativo trovando 15 minuzie corrispondenti con l'impronta dell'indagato, ma confondendo per strutture papillari reali, quelle che in realtà sarebbero interferenze murarie.
La relazione dei nostri consulenti, conferma l'avvocata Angela Taccia, che, con l’avvocato Massimo Lovati, assiste Sempio, ritiene non utile quell'impronta 33 per la presenza solo di cinque minuzie reali. Le altre sono inesistenti o errate perché confuse con la trama rigata del muro.
