CRONACA

Garlasco, i Poggi alla Lucarelli: “Basta accuse a Marco, la verità è già stata scritta”

In un’intervista al Fatto Quotidiano, Rita Preda e Giuseppe Poggi respingono le voci che coinvolgono il figlio Marco nell’omicidio della sorella 

Garlasco, i Poggi alla Lucarelli: “Basta accuse a Marco, la verità è già stata scritta”
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Sul Fatto Quotidiano l'intervista di Selvaggia Lucarelli ai genitori di Chiara Poggi che difendono il figlio Marco dalle accuse di complicità nell’omicidio, smentendo con prove la teoria dell’alibi falso. Attaccano anche la difesa di Alberto Stasi e chiedono rispetto e silenzio dopo anni di dolore.

Intervista ai genitori di Chiara Poggi

Diciotto anni dopo l’omicidio di Chiara Poggi, la famiglia della giovane uccisa nel villino di via Pascoli a Garlasco è costretta a difendersi da nuove ombre. Questa volta, al centro delle insinuazioni c’è Marco Poggi, fratello della vittima.

In un’intervista pubblicata dal Fatto Quotidiano e curata da Selvaggia Lucarelli, i genitori di Chiara, Rita Preda e Giuseppe Poggi, prendono posizione pubblicamente. Il punto di partenza è l’ultima accusa diffusa dal settimanale Giallo: Marco, secondo la testata, non si sarebbe trovato con i genitori in Trentino il giorno dell’omicidio, ma altrove, insinuando quindi la possibilità di un alibi costruito a posteriori.

Che poi "alibi" non sarebbe comunque, perché qua di accuse dalle quali difendersi non ce ne sono, se non quelle che rimbalzano subdolamente tra un social e l'altro: sembra incredibile che la famiglia Poggi, già precipitata nell'abisso 18 anni fa, debba ora patire daccapo lo stesso calvario, costretta per giunta a doversi difendere dalle accuse più fantasiose.

Dal canto loro, i coniugi Poggi reagiscono con stoica fermezza: mostrano foto che ritraggono Marco in vacanza con loro in un hotel di Falzes, e presentano una lettera datata 31 agosto 2007, firmata dal proprietario del rifugio “Fodara Vedla” nelle Dolomiti. Il documento conferma che Marco e il padre quel giorno si trovavano in montagna, in attesa del soccorso alpino, ignari della tragedia avvenuta a casa.

"La lettera ricorda gli occhi di un marito e un figlio in pena per la salute della moglie, non ancora consapevoli della notizia drammatica", racconta Giuseppe Poggi.

Secondo i genitori, la macchina del fango contro il figlio Marco sarebbe alimentata da chi cerca di riscrivere i fatti per assolvere Alberto Stasi, ex fidanzato di Chiara e unico condannato per il delitto.

Aberto Stasi

Nel corso dell’intervista emergono dubbi e critiche verso il comportamento di Stasi: "Non ci ha mai detto che non aveva ucciso Chiara", afferma il padre, sottolineando come l’ex studente di Bocconi non abbia mai espresso parole chiare di innocenza, nemmeno quando frequentava ancora la famiglia Poggi e andava con loro al cimitero.

"Oggi dicono che Sempio è un assassino per tre telefonate di pochi secondi, ma Stasi che ha telefonato a Chiara per ore e non è mai andato a casa a controllare?", si chiede Giuseppe Poggi, facendo riferimento a una delle tante stranezze che secondo lui non sono mai state chiarite.

Alberto Stasi
Alberto Stasi

La difesa di Stasi

Critiche sono rivolte anche alla difesa di Stasi, in particolare all’avvocato Giuseppe De Rensis, accusato di evitare il confronto pubblico su certi elementi. "Ci sono cose su cui lui non vuole discutere in tv", dice Poggi, che accusa anche alcuni programmi televisivi di costruire versioni alternative del delitto ignorando gli atti processuali.

Motivi economici

I genitori di Chiara respingono anche le voci secondo cui sarebbero contrari a una revisione del processo per motivi economici, legati al risarcimento ricevuto dopo la condanna definitiva di Stasi.

"Non abbiamo mai chiesto tutto il risarcimento, anzi, abbiamo chiesto meno per non rovinare i signori Stasi. Abbiamo ricevuto solo la metà della somma, e se dovremo restituirla, lo faremo. Non ci interessa il denaro, ci interessa la verità", precisa Giuseppe.

L’intervista si chiude con un appello alla stampa e all’opinione pubblica: "Da marzo siamo stati travolti da una nuova ondata di sospetti, peggiore di quella di 18 anni fa. Vorremmo solo un po’ di silenzio, abbiamo diritto a vivere in pace", dicono i genitori di Chiara, provati da anni di dolore e processi, e ora di nuovo sotto i riflettori per un caso che sembrava ormai chiuso dalla giustizia.