Corso di baby sitting per soli italiani: a Vigevano si fa discriminazione?

Per Asgi "Tale limitazione è del tutto illegittima, garantire subito parità di trattamento"

Corso di baby sitting per soli italiani: a Vigevano si fa discriminazione?
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Il Comune di Vigevano ha proposto un corso per imparare il mestiere del baby sitting, ma il fatto che sia aperto ai "soli italiani" ha fatto infuriare molti.

I requisiti per partecipare al corso di baby sitting

I requisiti per partecipare al corso sono pochi e semplici:

  • età massima di 35 anni;
  • diploma di scuola media superiore
  • residenza nei comuni di Vigevano o Lomellina
  • cittadinanza italiana.

Quest'ultima voce ha mandato l'Asgi - l'Associazione per gli Studi Giuridic isull'Immigrazione - su tutte le furie: secondo loro è discriminazione. L'Asgi, che già si è fatta conoscere in passato per aver per aver ottenuto una sentenza del Tribunale che ha costretto il comune a fare marcia indietro sulla richiesta di documenti aggiuntivi ai soli cittadini extracomunitari per il servizio di mensa scolastica, non ha intenzione di lasciare passare anche questa.

Le dichiarazioni di Asgi

Come si legge in una dichiarazione scritta al Comune di Vigevano dai legali di Asgi:

«Tale limitazione è del tutto illegittima. La decisione contrasta con l’articolo 2, commi 2 e 3 del Testo Unico sull’immigrazione, dove si garantisce parità di trattamento a italiani e stranieri nell’esercizio dei diritti civili e dei diritti connessi al lavoro, ed anche con l’articolo 43 che vieta di rifiutare l’accesso dello straniero “alla formazione... in ragione della condizione di straniero”. Invitiamo pertanto gli enti competenti a modificare immediatamente i requisiti di partecipazione, garantendo parità di trattamento a italiani e stranieri e dando ampia informazione sulla intervenuta modifica. In assenza di immediato e positivo riscontro, provvederemo ad agire in giudizio».

"E' una scelta linguistica"

Il sindaco di Vigevano, il leghista Andrea Sala, recentemente raggiunto dall'avviso di chiusura delle indagini per bancarotta fraudolenta e distrazione di fondi in relazione all’ex-consorzio Ast ha deciso di non commentare la vicenda.

A prendere le difese del requisito di cittadinanza italiana per il corso di baby sitting è Laura Genzini, dirigente del settore servizi educativi:

«la scelta sia stata condivisa, motivata soprattutto dal fatto che potrebbero esserci problemi di lingua».

Il caso del corso di baby sitting per soli italiani sta diventando nazionale: i commenti

Commenta così Emanuele Corsico Piccolini, capogruppo del Partito Democratico:

«Questa discriminazione è ridicola. Forse non sanno che molti studenti italiani vanno all’estero a fare i babysitter proprio per imparare una lingua. Faremo sicuramente o una mozione o un’interrogazione durante il prossimo consiglio comunale».

Anche il dottor Francesco Marrone, presidente di associazione Ero Forestiero, psicoanalista e collaboratore del Centro di Etnopsichiatria di Ospedale Niguarda, commenta la vicenda:

«La questione dei fenomeni migratori  è una sfida enorme per la nostra società e dobbiamo certo domandarci quali siano le forme eticamente adeguate ed economicamente sostenibili per far fronte a questo fenomeno, senza scadere nel puro assistenzialismo o nell'intolleranza. Il bambino, poi, indipendentemente dal suo luogo di nascita, necessita, per crescere sano, di attenzioni ed affetto. Pensare che tali qualità siano appannaggio di alcune culture e non di altre è frutto di un modo di pensare riduttivo e materialista».

Commentano con tono aspro e accusatorio Iole Savioli Barettoni presidente di Oltremare e Amalia Trifogli presidente di L’articolo 3 vale anche per me:

«La politica cittadina è questa: il sindaco ha vinto le elezioni promettendo di mandare via gli extracomunitari, in consiglio comunale si fanno mozioni contro immigrati e profughi, chiamandoli persino clandestini, e si approvano delibere, e corsi, che discriminano sempre qualcuno. Le ottomila famiglie straniere che vivono, da anni, a Vigevano, dove sono? Evidentemente “la politica del rifiuto” non la condividono tutti e, per fortuna, c’è chi chiede solo curriculum, referenze e garanzie, non certo la cittadinanza. La dirigente parla di "problemi linguistici": allora si chieda a tutti un certificato di conoscenza dell'italiano livelli B2. Ad ogni modo il risultato è sempre lo stesso: una pubblicità incredibile per la nostra città».

Giordana Liliana Monti

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