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Coronavirus, al San Matteo di Pavia un lavoro straordinario: "Date la vita perché altri possano vivere"

La lettera accorata del Presidente del Policlinico Venturi, a quanti si stanno prodigando in questa emergenza sanitaria: "La nostra gratitudine rischia di essere ingrata. Ma non possiamo fare altro che ringraziarvi".

Coronavirus, al San Matteo di Pavia un lavoro straordinario: "Date la vita perché altri possano vivere"
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(Foto di copertina: Alessandro Venturi (con la barba) insieme ad altri colleghi)

Coronavirus: al San Matteo di Pavia un lavoro straordinario, Presidente Venturi: "Voi date la vita perchè altri possano vivere. La nostra gratitudine rischia di essere ingrata. Ma non possiamo fare altro che ringraziarvi".

Coronavirus, al San Matteo di Pavia un lavoro straordinario

Da due settimane medici, infermieri e tecnici di laboratorio di tutta la Lombardia lavorano senza sosta per fare fronte all’emergenza COVID-19 e garantire cure e servizi a tutti. Sono più di 90 le persone ricoverate al Policlinico San Matteo di Pavia per difficoltà respiratorie intervenute dopo aver contratto il Coronavirus, 15 persone sono fortunatamente state dimesse a seguito di guarigione*.  Tra loro anche nonna Armanda, che ha 81 anni ed è completamente guarita dopo una settimana di cure.

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Per gli altri pazienti prosegue la terapia sotto la super visione del Dott. Raffaele Bruno, Primario del reparto malattie infettive, Dott. Francesco Majoli, responsabile di Terapia Intensiva e del Virologo Dott. Fausto Baldanti responsabile del laboratorio per l’analisi dei tamponi.

Lavoro incessante

Tutti gli operatori del Policlinico sono sottoposti a un tour de force incessante, ogni giorno arrivano più di 700 tamponi da analizzare, 17 pazienti in gravi condizioni in terapia intensiva, più altri pazienti al reparto malattie infettive con 31 infermieri e 13 medici che instancabili svolgono il loro lavoro giorno e notte.

I 65 posti del reparto malattie infettive sono stati ampliati con ulteriori 8 posti letto di terapia sub-intensiva con postazioni monitor e apparecchiature per la respirazione riservate a malati con gravi polmoniti.

Ai pazienti isolati viene somministrata una terapia sperimentale, un cocktail composto da due farmaci specifici antivirali e un antibiotico, sulla base di esperienze maturate in Cina e Corea.

Il San Matteo di Pavia ha mostrato di saper operare in emergenza sotto tutti i punti di vista clinico, logistico e della ricerca, grazie all’efficienza e forza d’animo delle persone che hanno svolto un lavoro straordinario.

Il ringraziamento del Presidente del San Matteo

E a tal proposito il Presidente del Policlinico San Matteo, Alessandro Venturi, ha voluto scrivere una accorata lettera ai colleghi e colleghe, per ringraziarli di quanto stanno facendo:

"Care Colleghe e cari colleghi
L'emergenza fa emergere, dell'uomo, la grandezza, lo splendore. Nella grande notte, alcuni portano la luce, per il bene di tutti. Voi siete fra questi rari uomini, voi appartenete ai pochi che hanno tradotto la difficoltà in gloria, la morte in vita. Oltre ogni retorica: siamo in guerra!
L'uomo occidentale è costituito dall'atto di vedere: tra i sensi, la vista è quello prevalente, che ci fa riconoscere l'amore, il pericolo, la meraviglia, l'orrore. Il virus provoca il panico perché annienta la vista, ci obbliga al rapporto costante con l'invisibile. Un invisibile che ci minaccia, che sorprende con la sua pulviscolare potenza, che sbriciola ciò che sappiamo di noi, dei nostri desideri. Voi, ora, siete i nostri occhi, siete la nostra vista, siete quelli che vedono l'angelo e il mostro, che distinguono il bene dal male.
L'informazione impone il panico, il contagio richiama ovunque il caos: voi siete l'ordine, voi imponete la legge dove è il dominio della paura. Di fronte a questo paesaggio, la nostra gratitudine può apparire superflua.
Letteralmente: voi date la vita perché altri possano vivere. Non esiste gesto più sublime per l'uomo. Di fronte al dono, spiazzante, della propria vita, del proprio tempo, un dono che va al di là dei criteri insiti nella professione e nella professionalità che vi distingue, la nostra gratitudine rischia di essere ingrata. Ma non possiamo fare altro che ringraziarvi.
Nel mondo occidentale, il contagio è una guerra, si configura sempre di più come una guerra. Capace di modificare i legami sociali, il sistema economico. Come una guerra, pone in crisi, sgretola le sicurezze, incrina le aziende. Questa guerra è subdola, perché si attua contro un nemico impalpabile, che non bombarda ma ci sfida nei gesti minimi di affetto quotidiano. In questa guerra, voi siete non soltanto i soldati, ma i capitani, colonnelli, la speranza. State vincendo la notte raddoppiando in luminosità, in una guerra che non ha nessun precedente".

(*Dati aggiornati al 6 marzo 2020)

 

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