Badante uccisa e gettata nel Po: ergastolo per Franco Vignati
Secondo la sentenza l'ex assessore leghista avrebbe agito con freddezza e premeditazione criminale.
Badante uccisa e gettata nel Po: è arrivata la sentenza della Corte d’Assise di Milano che, nella giornata di ieri, ha condannato Franco Vignati all’ergastolo.
Ergastolo
Nonostante si sia sempre dichiarato innocente l’ex assessore leghista Franco Vignati, secondo i giudici della Corte d’Assise, è assolutamente colpevole. Il 64enne è stato ritenuto responsabile della morte della sua ex compagna, Lavdije Kruja, soprannominata Dea. La sentenza di primo grado è arrivata dopo quasi tre mesi di processo. Disposti anche risarcimenti provvisionali per i due figli della vittima (200mila euro a testa), 50mila per la sorella Giulia e 30mila ognuno per i sette fratelli. L’imputato, che si trova nel carcere a Lodi da febbraio, è stato ritenuto capace di agire con “freddezza, premeditazione e lucidità criminale”.
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L’omicidio
La donna è stata uccisa con un colpo alla nuca, il suo cadavere è stato gettato nel Po. Franco Maurizio Maria Vignati, è stato ritenuto il responsabile dell’omicidio in seguito alla volontà da lei espressa di interrompere la relazione sentimentale che li legava. Corposa la documentazione nel fascicolo dell’inchiesta coordinata dal procuratore di Lodi Domenico Chiaro e dal sostituto Emma Vittorio: oltre 500 pagine di atti e una ventina di cd di intercettazioni telefoniche e ambientali.
Chi era Dea?
La vittima era una 40enne di origine albanese impiegata come badante in Italia, aveva due figli. La donna era scomparsa improvvisamente il 30 maggio 2016, il suo corpo senza vita sarebbe riemerso dalle acque del Po alcuni giorni dopo. Dea l’aveva lasciato sei giorni prima di essere uccisa.
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