L'INCONTRO

Lupi nel VCO, il progetto dell’Università di Pavia fa discutere

Forniti dati assurdi e assolutamente falsi sul lupo: l'Associazione Nazionale per la Tutela dell'Ambiente e della Vita Rurali fa chiarezza

Lupi nel VCO, il progetto dell’Università di Pavia fa discutere
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Disastroso incontro pubblico venerdì scorso (11 aprile 2025) sulla presenza di predatori nel VCO (progetto dell'Università di Pavia): "Forniti dati assurdi e assolutamente falsi sul lupo". L'Associazione Nazionale per la Tutela dell'Ambiente e della Vita Rurali vuole fare chiarezza.

Lupi nel VCO, il progetto dell’Università di Pavia fa discutere

Un incontro pubblico, un tema cruciale e una serata che sfocia nel caos. È quanto accaduto venerdì 11 aprile presso il Circolo di Cambiasca (VNB), dove si è tenuta una riunione organizzata dalla Provincia del Verbano-Cusio-Ossola (VCO) in collaborazione con l’Università degli Studi di Pavia. Al centro della discussione: la presenza del lupo nel territorio e il rischio di predazioni per le aziende zootecniche. Ma ciò che avrebbe dovuto essere un confronto aperto e costruttivo si è rapidamente trasformato in un acceso scontro.

Progetto da 40mila euro

Il progetto, finanziato dalla Provincia con 40mila euro per due anni, ha preso il via con l’obiettivo di monitorare la presenza del lupo nel VCO. A illustrare i dettagli la dottoressa Elena Bigarella, neolaureata dell’Università di Pavia, e il tecnico faunistico dr. Aurelio Perrone. Tuttavia, fin da subito è emersa un’anomalia significativa: i territori delle Aree protette dell’Ossola e del Parco Nazionale della Valgrande sono stati esclusi dallo studio, nonostante siano frequentati dai lupi. Un’esclusione che ha sollevato dubbi sulla completezza e sull’efficacia dell’iniziativa.

Depliant giudicato "offensivo"

Durante l’incontro, ai presenti (agricoltori, allevatori, cacciatori) è stato chiesto di collaborare segnalando avvistamenti e tracce di lupi tramite un’app dedicata. Era previsto anche un kit per la raccolta delle feci, utili per l’analisi del DNA. Un tentativo di coinvolgimento sul territorio che, però, non è bastato a evitare lo scontro.

Ma a far esplodere la tensione è stato un volantino distribuito in sala, dove si leggeva che “aggressioni a uomini e cani non sono mai state documentate in maniera certa negli ultimi secoli”. Un’affermazione definita “delirante” da molti presenti, che l’hanno vista come un’offesa alla loro esperienza diretta. Numerosi i casi documentati di attacchi a cani (anche al guinzaglio) e perfino a persone, come confermato dall’ISPRA e da dati ufficiali del Ministero dell’Ambiente. Ma pare che nulla di ciò sia stato preso in considerazione dai promotori del progetto.

I dati degli attacchi

L’intero progetto porta la firma del dottor Alberto Meriggi, per anni professore all’Università di Pavia, ora in pensione. È stato lui a proporlo alla Provincia. Ma le sue dichiarazioni pubbliche – come quella del 2015 in cui riduceva a un solo caso indiano l’uccisione di umani da parte di lupi – vengono ora messe sotto accusa. Studi internazionali, come The Fear of Wolves del 2002, riportano ben altri numeri, tra cui centinaia di bambini predati solo in India, e 112 attacchi accertati in Italia nel XIX secolo.

Contrariamente a quanto affermato da Meriggi anche in recenti interviste, ci sono episodi molto recenti e ben documentati: tra il 2022 e il 2024 si registrano diversi attacchi a persone in Abruzzo, Liguria e perfino a Roma, con bambini feriti e salvati in extremis. In alcuni casi, come a Vasto e San Salvo, la lupa responsabile è stata identificata tramite DNA. Altro che “mai avvenuto”.

Il ruolo dell’Università di Pavia

Sotto accusa finisce anche l’Università di Pavia, accusata di non vigilare sulle affermazioni di alcuni dei suoi rappresentanti. Il codice etico dell’ateneo parla chiaro: tutelare la verità scientifica e il buon nome dell’istituzione. Ma le omissioni, le negazioni e la permanenza di Meriggi come “responsabile di laboratorio” sul sito ufficiale nonostante la pensione, sollevano più di un interrogativo. Il laboratorio è oggi diretto dal prof. Achaz von Hardenberg, che sembra aver ereditato anche i progetti in corso.

Anche il contenuto scientifico di vecchi scritti di Meriggi alimenta la polemica. In un documento del 2009, lo zoologo attribuiva la maggior parte delle predazioni al comportamento "poco razionale" dei pastori, accusati di abbandonare il gregge. Una lettura giudicata offensiva dagli addetti ai lavori, che chiedono rispetto e un approccio più realistico.

Cancellare o modificare il progetto

L'Associazione Nazionale per la Tutela dell'Ambiente e della Vita Rurali che ha seguito da vicino la vicenda chiede con forza che il progetto venga sospeso o radicalmente rivisto. L’obiettivo: garantire un approccio realmente scientifico, trasparente e rispettoso delle realtà locali. Il lupo è una presenza da studiare e comprendere, non un pretesto per alimentare ideologie o negare fatti documentati.

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