DISSOBEDIENZA CIVILE

Friday For Future, cinque condanne per l’azione alla Raffineria ENI di Sannazzaro

Cinque decreti penali di condanna e multe per migliaia di euro: il movimento ambientalista pavese denuncia l’uso strumentale della giustizia contro le mobilitazioni non violente

Friday For Future, cinque condanne per l’azione alla Raffineria ENI di Sannazzaro
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Condannati per aver difeso il clima: cinque decreti penali per altrettanti attivisti di Fridays For Future dopo la protesta alla raffineria ENI del settembre 2023. Il movimento ambientalista denuncia l’uso strumentale della giustizia contro le mobilitazioni non violente.

Friday For Future, 5 condanne per l’azione alla ENI

Cinque attivisti di Fridays For Future Pavia si sono visti recapitare altrettanti decreti penali di condanna per la manifestazione svoltasi il 14 settembre 2023 davanti alla raffineria ENI di Sannazzaro de’ Burgondi. Durante l’azione, quattro attivisti si incatenarono simbolicamente ai cancelli dell’impianto per denunciare le politiche energetiche della multinazionale e richiamare l’attenzione sull’interesse strategico dell’azienda per il territorio pavese.

Nonostante il carattere pacifico e circoscritto dell’iniziativa (che coinvolse solo uno degli ingressi della raffineria) e le scritte tracciate sull’asfalto come parte della comunicazione della protesta, le conseguenze legali non si sono fatte attendere.

I reati contestati

I reati indicati nei decreti sono tre: imbrattamento, violenza privata (per quattro persone) e invasione di terreni. Tra i condannati figura anche una persona presente sul posto con il solo compito di documentare l’evento. Le sanzioni economiche complessive sfiorano i 4000 euro.

In quattro hanno deciso di opporsi alla condanna, chiedendo l’applicazione della giustizia riparativa. La richiesta sarà valutata nel corso della prima udienza.

Accuse pretestuose

Fridays For Future definisce pretestuose le accuse e denuncia un uso mirato e repressivo del sistema giuridico contro le mobilitazioni civili.

Il tutto per il movimento è avvenuto in un contesto nazionale segnato da un progressivo inasprimento delle misure contro il dissenso. Emblematico, secondo gli attivisti, è il Decreto Legge Sicurezza (ex DDL 1660), entrato in vigore il 12 aprile 2025: una norma che, bypassando il Parlamento, ha suscitato forti preoccupazioni anche a livello internazionale, come testimoniato da dichiarazioni delle Nazioni Unite.

L’impiego del decreto penale, che evita il dibattimento in aula, viene visto da Fridays For Future come un modo per depoliticizzare un gesto che ha invece una chiara valenza civile e sociale.

“Si tratta di una strategia per silenziare chi chiede un cambiamento – affermano – proprio in un momento storico in cui la transizione ecologica dovrebbe essere una priorità”.

Il ruolo di ENI e il futuro dell’energia

L’azione del 2023 non fu la prima per il gruppo pavese: già nel 2019 una manifestazione pacifica davanti alla raffineria aveva coinvolto centinaia di persone. La preoccupazione verso le politiche energetiche di ENI è legata anche all’investimento sproporzionato sui combustibili fossili rispetto alle fonti rinnovabili: solo 7 centesimi per ogni euro speso vanno oggi alle energie pulite.

Un momento della protesta del 2019

Il movimento sottolinea le contraddizioni dell’azienda, che da un lato promuove messaggi green nei suoi canali ufficiali, dall’altro continua a siglare accordi per l’estrazione di gas, come quello recentemente firmato con l’Argentina per lo sfruttamento delle risorse in Patagonia.

Disobbedienza civile

Fridays For Future ribadisce la natura non violenta del proprio impegno e la piena consapevolezza dei rischi legali connessi alle azioni dimostrative.

“Non si tratta di martirio, ma di una scelta civica in un tempo in cui il collasso climatico è già in atto” – si legge nel comunicato diffuso oggi – “Difendere il diritto a protestare è parte stessa della battaglia per la giustizia climatica”.

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