Due euro a notte per dormire: da settembre a Pavia entra in vigore la tassa di soggiorno
Il Comune punta sulla leva fiscale per finanziare la promozione turistica. La misura era attesa già a luglio ma è slittata di due mesi

Dal 1° settembre anche a Pavia entrerà in vigore la tassa di soggiorno: due euro a notte per un massimo di tre notti. Il Comune prevede incassi fino a 200mila euro annui da destinare alla promozione della città.
Al via la tassa di soggiorno
Dopo anni di dibattito, anche Pavia si allinea ad altri capoluoghi lombardi e introduce la tassa di soggiorno. Dal 1° settembre 2025, infatti, chi pernotterà in alberghi, bed and breakfast o altre strutture ricettive della città dovrà pagare due euro a notte, fino a un massimo di tre notti consecutive.
Ad annunciarlo è stato l’assessore al Bilancio Matteo Pezza, che ha risposto a un’interrogazione del capogruppo di Fratelli d’Italia Nicola Niutta. Il provvedimento era stato approvato in giunta lo scorso aprile e avrebbe dovuto entrare in vigore il 1° luglio scorso, ma alcuni ritardi burocratici ne hanno fatto slittare l’applicazione di due mesi.
Come funziona
L’imposta, valida per tutti i soggiornanti nelle strutture della città, non si applicherà oltre la terza notte e prevede alcune esenzioni, come per chi si trova a Pavia per motivi sanitari, ad esempio per assistere parenti ricoverati.
A riscuotere la tassa saranno i gestori delle strutture ricettive, ai quali spetterà poi il versamento al Comune. Anche se l’offerta alberghiera pavese è contenuta rispetto ad altre città lombarde, la misura si applicherà a tutte le forme di accoglienza, compresi agriturismi e affitti brevi.
A cosa serviranno gli introiti
Secondo la normativa nazionale, il gettito della tassa dovrà essere destinato esclusivamente alla promozione turistica della città. L’amministrazione prevede così di incassare circa 60mila euro tra settembre e dicembre 2025, e fino a 200mila euro all’anno una volta che la misura sarà a regime.
I fondi potranno poi essere utilizzati per eventi culturali, cartellonistica turistica e interventi di riqualificazione in aree con potenziale attrattivo ma oggi trascurate.
Con questa decisione, Pavia colma un ritardo rispetto ad altri capoluoghi di provincia dove la tassa è attiva da anni: 5 euro a Como, 4,5 a Mantova, 4 a Lecco, 3 a Varese, 2,5 a Monza e Sondrio, 2 a Cremona.
Le critiche
La scelta dell’amministrazione, guidata dal sindaco Michele Lissia, è però finita nel mirino dell’opposizione. Niutta (FdI) ha espresso forti perplessità, sottolineando come il turismo pavese sia molto diverso da quello di città come Mantova o Firenze, dove i visitatori si fermano per più giorni.
A Pavia, ha osservato il consigliere, prevale un turismo “mordi e fuggi”, con gite giornaliere e attenzione ai costi. Proprio per questo, secondo Niutta, la nuova tassa potrebbe rappresentare un deterrente per i visitatori e un ulteriore onere per gli operatori del settore, già penalizzati da un’offerta ricettiva limitata.