Cornelio Fornasari: il partigiano cattolico pavese, ribelle per amore e medico per vocazione
La vita di Gugia, dalla Resistenza alla medicina, raccontata nel suo diario postumo, simbolo di coraggio e fede nella lotta contro il fascismo

Cornelio Fornasari: il partigiano cattolico pavese, ribelle per amore e medico per vocazione. La vita di Gugia, dalla Resistenza alla medicina, raccontata nel suo diario postumo.
Cornelio Fornasari: il partigiano cattolico pavese
Il 1° aprile 1945, Cornelio Fornasari, giovane partigiano cattolico pavese noto con il nome di battaglia Gugia, tentò di liberare dal carcere di Ivrea il compagno di lotta Giovanni Geuna, travestendosi da repubblichino. Tuttavia, per paura di ritorsioni contro la sua famiglia, Geuna rifiutò di fuggire. Questo episodio, simbolo della Resistenza cattolica, rappresenta la determinazione e il coraggio di Fornasari, la cui storia è narrata nel diario «Morte di un santo, di un rivoluzionario e di un eroe (Ricordi e riflessioni di un “ribelle”)», pubblicato postumo nell’aprile 2021.

Dall’Azione Cattolica alla lotta partigiana
Nato il 27 febbraio 1920 a Cesano Maderno, Fornasari trascorse l’infanzia a Ivrea, dove si formò nell’Azione Cattolica Eporediese. Successivamente si trasferì a Pavia per studiare Medicina, vincendo un posto al Collegio Borromeo. Qui, sotto la guida di don Antonio Poma, aderì alla FUCI e fondò gruppi antifascisti come i Crociati della Libertà e Il Covo, insieme a figure di spicco come Teresio Olivelli.
Nel luglio 1944 lasciò la sicurezza della vita universitaria per unirsi alla 76ª Brigata Garibaldi “Gallo Battisti” in Piemonte, combattendo accanto all’amico Pierfranco Marchetti Patuski. La sua scelta era chiara: ribellarsi per amore della libertà e della giustizia. Il suo coraggio venne riconosciuto nel 1957 con la Croce al Valor Militare.

Il Diario: una fede che diventa azione
Nel suo diario, Fornasari racconta con lucidità le azioni militari, le riunioni clandestine e le tensioni politiche tra i vari gruppi antifascisti. Un passaggio significativo riguarda la riunione del 26 aprile 1944 nella Chiesa di San Carlo al Corso di Milano, in cui Teresio Olivelli ammonì i presenti: «Il nostro primo impegno deve essere la lotta per cacciare l’invasore, tutto il resto è di secondaria importanza».
Un altro momento cruciale fu il colloquio con don Antonio Poma prima di unirsi ai partigiani. Fornasari, turbato all’idea di dover uccidere, ricevette da lui una risposta netta: «È giusto combattere la tirannide». Queste parole rafforzarono la sua convinzione, dando alla sua scelta una legittimità morale profonda.
Dal fronte alla medicina: un nuovo impegno
Dopo la guerra, Fornasari tornò agli studi e si laureò in Medicina nel 1946. Pur avendo contribuito alla Liberazione, provò l’amarezza di essere escluso dalla politica postbellica, ormai dominata da logiche lontane dagli ideali per cui aveva combattuto. Si dedicò quindi completamente alla professione medica, lavorando in diverse località fino alla sua tragica scomparsa in un incidente automobilistico nel 1973.
Suo figlio, Pier Maria Fornasari, lo ricorda come un uomo di fede incrollabile, coraggioso e innovativo nella pratica medica. La sua eredità è quella di un uomo che, terminata la lotta armata, continuò a servire il prossimo attraverso la medicina, incarnando i valori della Resistenza in un nuovo ambito.
Un esempio di Resistenza Cattolica
La figura di Cornelio Fornasari dimostra che la Resistenza non fu solo un movimento politico e militare, ma anche una battaglia morale e spirituale. I partigiani cattolici, ispirati dal Vangelo, combatterono non per odio, ma per amore della libertà. Teresio Olivelli, autore della Preghiera del Ribelle per Amore, sintetizzò questo spirito con le parole:
"Dio della pace e degli eserciti, Signore che porti la spada e la gioia, ascolta la preghiera di noi ribelli per amore."
Forse è proprio in questa apparente contraddizione—ribellarsi per amore—che risiede la grandezza della Resistenza cattolica. Con la sua vita e il suo diario, Cornelio Fornasari ci lascia un’eredità di impegno, sacrificio e speranza, ricordandoci che la libertà non è mai un dono, ma una conquista.
Emanuele Gallotti
Già vicepresidente nazionale dell'APC - Associazione Partigiani Cristiani e già consigliere nazionale della FIVL - Federazione Italiana Volontari della Libertà