All'Università di Pavia una giornata in ricordo di Giorgio Macchi, l'ingegnere che salvò il Duomo di Pavia
Nell'occasione, verrà intitolato al prof. Macchi il Laboratorio Ufficiale Prove Materiali e Strutture, uno dei principali laboratori italiani in questo campo
L'Università di Pavia ricorda il 23 settembre 2024 con una giornata commemorativa, Giorgio Macchi, l'Ingegnere che salvò il Duomo di Pavia.
L'Università di Pavia ricorda Giorgio Macchi
L'Università di Pavia ospiterà una giornata commemorativa dedicata a Giorgio Macchi, l’eminente ingegnere e accademico che ha segnato profondamente il campo dell’ingegneria strutturale. L’evento, intitolato “Giorgio Macchi - L’uomo, l’ingegnere, lo scienziato, il maestro”, si svolgerà lunedì 23 settembre 2024 presso il Polo Cravino, nel campus Tamburo dell'ateneo pavese, e inizierà alle ore 10.
Giorgio Macchi, scomparso nel 2023, è noto per il suo ruolo fondamentale nella fondazione della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pavia e nella creazione della rinomata “scuola pavese” di Tecnica delle Costruzioni. Questa giornata sarà un’opportunità per celebrare il suo straordinario contributo alla progettazione di ponti e viadotti, nonché alla conservazione di alcuni dei monumenti più iconici al mondo, tra cui il Duomo di Pavia, il campanile di San Marco a Venezia, la Torre di Pisa e la Basilica di San Pietro a Roma.
Il momento clou della giornata sarà l’intitolazione del Laboratorio Ufficiale Prove Materiali e Strutture al professor Macchi. Questo laboratorio, uno dei più importanti in Italia nel suo campo, è stato progettato da Macchi oltre quarant’anni fa con l’obiettivo di collocare l’Università di Pavia tra le principali istituzioni accademiche europee.
Il Laboratorio e il dipartimento
Il Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura (DICAr) dell'Università di Pavia, riconosciuto come Dipartimento di Eccellenza dal Ministero dell’Università e della Ricerca, sarà il palcoscenico della cerimonia. Il Laboratorio Ufficiale Prove Materiali e Strutture, che dal 23 settembre 2024 porterà il nome di Giorgio Macchi, è uno dei maggiori centri di ricerca in Italia e in Europa nel campo dell’ingegneria sismica e strutturale.
Un leggendario innovatore
Nato a Milano nel 1930, Giorgio Macchi ha conseguito la laurea in Ingegneria Civile al Politecnico di Torino, dove è stato allievo di Franco Levi. La sua carriera accademica è proseguita presso prestigiose istituzioni, tra cui il Politecnico di Torino, l’Università IUAV di Venezia e infine l’Università di Pavia, dove ha avuto un ruolo cruciale nella nascita della Facoltà di Ingegneria e della scuola di Tecnica delle Costruzioni.
Macchi ha avuto un impatto duraturo attraverso i suoi studi pionieristici sulla precompressione, l’analisi non lineare delle strutture e i criteri di progettazione delle strutture in muratura. Il suo lavoro ha incluso non solo la progettazione di strutture moderne, come il viadotto dell’Alta Velocità di Modena e il Bolu Mountains in Turchia, ma anche interventi significativi per la conservazione di patrimoni storici a livello mondiale.
Il caso del Duomo di Pavia
“La strategia ideata da Giorgio Macchi per il consolidamento del Duomo di Pavia è veramente geniale ed è il frutto della sua profonda comprensione del funzionamento strutturale delle opere murarie, delle approfondite analisi conoscitive svolte sulla costruzione e di un’instancabile ricerca della soluzione tecnologica più efficace e nello stesso tempo rispettosa dell’opera” racconta Guido Magenes, Professore Ordinario di Tecnica delle Costruzioni a Pavia, allievo e successivamente collega di Giorgio Macchi.
Al crollo della Torre Civica di Pavia, avvenuto nel 1989, seguirono intense attività di indagine e monitoraggio della sicurezza dei monumenti pavesi. Al professor Macchi venne affidato l’incarico di intervenire sulla struttura della cattedrale di Pavia, la cui enorme e pesante cupola - la quarta più grande in Italia e costruita su progetto attribuito al Bramante - mostrava preoccupanti indizi di una possibile imminente crisi. Le più importanti “patologie” della cattedrale di Pavia riguardavano gli 8 grandi pilastri a cui spetta di reggere il peso di cupola e tamburo e le fessurazioni della cupola stessa, risalenti già al completamento della costruzione alla fine del XIX secolo.
Continua il prof. Magenes: “Dalle prime indagini, Macchi si accorse che il carico gravava più sul rivestimento in marmo che non sul nucleo dei pilastri. Progettò quindi una soluzione che prevedeva di ritrasferire parzialmente il carico dei pilastri al nucleo, consolidandolo con iniezioni di miscele leganti e irrobustendolo attraverso lo stato di precompressione trasversale esercitato da barre di acciaio inox, inserite praticando solo piccoli fori nel marmo, successivamente sigillati con lo stesso materiale per rendere 2 l’intervento sostanzialmente invisibile. Durante l’intervento è stato anche necessario sollevare l’intera cupola mediante una struttura metallica temporanea e martinetti idraulici per controllare e ridistribuire gli sforzi sui pilastri”.