Addio a Raffaele "Raf" Morini, partigiano e testimone della storia
A lungo residente a Sannazzaro de' Burgondi, si è spento a 95 anni lasciando un’eredità di testimonianza e libertà

Raffaele "Raf" Morini, partigiano, testimone e custode della memoria antifascista: si è spento a 95 anni un simbolo della Resistenza pavese. A lungo residente a Sannazzaro de' Burgondi.
(Foto di copertina: Monaco di Baviera (Germania), davanti all’Università per rendere omaggio ai Martiri della Rosa Bianca, 25 ottobre 2002. Da sx.: Giordanelli, Gallotti, Morini, il gen. Guazzi)
Addio a Raffaele "Raf" Morini
Sabato 12 aprile 2025, alle ore 8.36, si è spento a Milano, nell’abitazione della figlia Maria Luisa, Raffaele Morini, conosciuto da tutti come Raf. Aveva 95 anni. Con lui se ne va non solo un uomo, ma un pezzo importante della memoria antifascista italiana, una figura che ha incarnato per tutta la vita i valori di giustizia, libertà e solidarietà.
Nato a Medesano (PR) il 19 luglio 1929, Morini ha vissuto a lungo a Sannazzaro de’ Burgondi, dove martedì 15 aprile 2025, alle ore 11:00, si terranno le esequie presso la Chiesa Parrocchiale dei Santi Nazzaro e Celso.

Una vita dedicata alla Resistenza
Raffaele Morini partecipò alla Resistenza a soli 14 anni. Era il 24 settembre 1943 quando, insieme al fratello Artemio, accolse i primi ufficiali inglesi in fuga e li aiutò a mettersi in salvo. In poco tempo raccolse armi abbandonate dai militari italiani in ritirata e diede vita a un primo gruppo di partigiani, formato da 11 ufficiali inglesi, 6 giovani italiani e un maggiore degli alpini. Nacque così la sua lotta contro il nazifascismo, tra le montagne dell’Appennino parmense.
Fu staffetta, portaordini, comandante di fatto e informatore militare. Affrontò rastrellamenti, agguati, torture, e fu destinato alla deportazione a Mauthausen, ma riuscì a fuggire grazie al coraggio di un giovane bersagliere. Sopravvisse a un attentato e guidò operazioni di salvataggio tra la neve, affrontò ufficiali nemici come il maggiore tedesco Walter Gil, da lui disarmato e poi liberato. Anni dopo, lo incontrò per caso e fu riconosciuto e ringraziato come "salvatore".
Il suo impegno partigiano si inserì nella 31ª Brigata Garibaldi "Val Ceno", dove continuò a operare fino alla Liberazione. Il suo racconto delle atrocità vissute – come le stragi del gennaio 1945, le torture inflitte ai suoi compagni e il sacrificio di giovanissimi partigiani come Aquilarossa, che morì in piedi a 17 anni – è un documento storico e umano di rara intensità.

L’impegno nel dopoguerra
Dopo la guerra, Raf non smise mai di testimoniare. Nel 1947 fu tra i primi aderenti all’Associazione Partigiani Cristiani (APC), fondata da Enrico Mattei, di cui fu amico e collaboratore. Rimase sempre nella direzione nazionale, ricoprendo fino al 2021 la carica di Presidente Nazionale, e poi Presidente Onorario fino alla morte.
Ricevette il riconoscimento più alto dello Stato italiano per i Combattenti della Libertà: la Medaglia della Liberazione, consegnata dal Prefetto di Pavia, Erminia Rosa Cesari, oltre all'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, conferita dal Presidente della Repubblica.

La sua dedizione alla verità e alla giustizia lo portò, nel 1994, a consegnare alla Procura di Pavia un reperto cruciale: un frammento del bireattore Morane Saulnier 760 sul quale viaggiava Enrico Mattei il giorno del suo misterioso decesso nel 1962. Questo gesto fu determinante per la riapertura del “Caso Mattei”, portata avanti dal magistrato Vincenzo Calia, che concluse nel 2003 che l’aereo fu sabotato con una carica esplosiva all’aeroporto di Fontanarossa di Catania. Un atto che trasformò una presunta tragedia in un attentato dalle responsabilità mai chiarite.
A testimoniarlo fu anche Nicola Giordanelli, cancelliere del Tribunale di Pavia, che ricordò Morini come una figura testarda e determinata, capace di contribuire in modo decisivo alla riscrittura della verità storica su uno dei misteri d’Italia.

Giornalista e scrittore
La sua vita non fu solo militanza, ma anche cultura e divulgazione. Dopo il diploma in Studi Superiori sugli Idrocarburi a Parma, si laureò in Scienze Industriali all’Università di Herisau (Svizzera). Fu giornalista per Il Resto del Carlino e direttore di Mondo Libero. Collaborò con ENI, coprendo vari ruoli di responsabilità.
Nel 2007 e nel 2011 pubblicò due opere fondamentali: “Avanti! Siam Ribelli. Giorni palpitanti di vita partigiana”; “Enrico Mattei. Il partigiano che sfidò le Sette sorelle”, entrambi editi da Mursia.

Avanti! Siam Ribelli. Giorni palpitanti di vita partigiana

Enrico Mattei. Il partigiano che sfidò le Sette sorelle
Una memoria vivente della Resistenza
Raffaele Morini è stato fino all’ultimo un punto di riferimento morale e storico, capace di trasmettere con lucidità e passione le radici ideali della Resistenza, opponendosi con forza ai revisionismi storici e difendendo la memoria di chi ha combattuto e sofferto per la libertà. Come scrisse Piero Calamandrei, la Resistenza ebbe un carattere “religioso”, e Morini ne è stato il testimone coerente e instancabile.
“Non scappammo. Era giunta l’ora di dimostrare al mondo che volevamo vivere da uomini”, amava ripetere Raf.

L’Associazione Partigiani Cristiani, la FIVL – Federazione Italiana Volontari della Libertà, e tutti coloro che lo conobbero piangono oggi un padre, un amico, un combattente, la cui voce e testimonianza resteranno indelebili.
Emanuele Gallotti, collaboratore per anni di RAF, già vicepresidente nazionale APC-Associazione Partigiani Cristiani e già consigliere nazionale FIVL-Federazione Italiana Volontari della Libertà