INCIDENTE PROBATORIO

Garlasco, Redaelli (consulente dei Poggi) smonta i falsi scoop, le impronte e i tre punti chiave legati al DNA

Non resta che la traccia genetica sulle unghie per collegare in qualche modo Sempio al delitto (ma anche lì...)

Garlasco, Redaelli (consulente dei Poggi) smonta i falsi scoop, le impronte e i tre punti chiave legati al DNA
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"Fino a questo momento non è emerso nulla che possa consentire un'interpretazione differente dei fatti rispetto alla sentenza definitiva della Cassazione del 2015".

Nel mezzo del cammin dell'incidente probatorio in corso nel quadro della riapertura delle indagini sul delitto di Garlasco abbiamo intervistato Dario Redaelli, consulente tecnico della famiglia Poggi.

Redaelli nell'incidente probatorio

Brianzolo di Arcore, nel corso di una lunga carriera da criminalista ed esperto della Polizia di Stato (in materia di investigazioni scientifiche) si è occupato di innumerevoli casi famosi: dal suicidio di Raul Gardini ai disastri aerei di Santa Maria delle Azzorre del 1988 e di Cuba nel 1989, poi ancora la strage di via Palestro a Milano nel 1997, il delitto di Yara Gambirasio e, naturalmente, Garlasco (per approfondire, qui l'articolo del nostro Prima Monza).

"In realtà io sono entrato in questo filone processuale nel 2014, quando la Cassazione rimandò alla Core d’Appello la prima sentenza di assoluzione di Stasi. Dato che la Cassazione stabilì che alcune indagini meritavano approfondimenti dalla Procura Generale, il procuratore Laura Barbaini mi chiamò per chiedermi di occuparmi della vicenda. Diedi il mio contributo anche nell’esame di tutti i motivi di Cassazione proposti dalla difesa di Stasi.

Sul mio incarico di perito della famiglia Poggi mi sento solamente di dire una cosa: a loro è stata consegnata una realtà giudiziaria, non se la sono inventata. Ad oggi i genitori di Chiara continuano ad essere convinti di quella realtà ma, al tempo stesso, mantengono la curiosità di sapere se esiste una nuova verità. A riprova di ciò il fatto che hanno nominato me e Calogero Biondi come periti di parte. Ad oggi, comunque, non esistono elementi che possano portare ad una nuova verità processuale".

La centrifuga mediatica

Anche lui è finito nella centrifuga mediatica che dal marzo scorso è ripartita sul caso, con l'inchiesta per concorso in omicidio che vede come unico imputato Andrea Sempio.

Redaelli davanti alla Questura di Milano:

 

"Non mi stupisce il fatto che la vicenda di Garlasco, dopo così tanti anni, sia ancora sulle prime pagine dei giornali. Credo che sia normale perché sia quella di Chiara sia quella di Alberto Stasi sono due famiglie normali: c’è interesse perché molti si immedesimano in questa vicenda che potrebbe toccare chiunque, lo capisco, anche se ritengo poco costruttivo che il cosiddetto circo mediatico faccia salire agli onori delle cronache con tanta enfasi anche professionisti e tecnici come me".

Specchietti per le allodole

Una forzatura tra le tante, nel contesto di un bisogno informativo ormai morboso, se non addirittura "tossico", sulla vicenda.

Lasciando perdere le teorie più fantasiose sul caso (dai sicari al satanismo), rimanendo nel solo campo scientifico anche qui di falsi "scoop" nelle ultime settimane ce ne sono stati diversi.

"Per fare un esempio, a un certo punto recentemente è risaltata fuori la cosiddetta impronta "lambda" (per via della forma simile alla lettera greca) trovata laddove era stato spostato il divano del soggiorno di casa Poggi: in realtà si scopri sin da subito che era stata lasciata dagli strumenti utilizzati per portar fuori la salma della vittima dalla casa…"

O ancora la misteriosa macchia di sangue sotto la cornetta del telefono, che a mio avviso non ha nulla di misterioso: semplicemente quel modello è fatto in modo tale che uno schizzo poteva benissimo infilarsi in quel punto…

Ancora, il capello trovato nella spazzatura: ammesso che sia analizzabile, bisogna capire come ci finisce lì in fondo alla scatola dei cereali per la colazione".

Le due impronte: la 33 e la 10

Dario Redaelli

Specchietti per le allodole a parte, anche le due ormai famose impronte numero 33 (la manata sul muro delle scale attribuita a Sempio) e la numero 10 (il dito sulla porta d'ingresso di casa Poggi) non paiono determinanti, anzi.

La novità è che il collegio difensivo dei Poggi, gli avvocati Tizzoni e Compagna, ora sostengono che la 33 non sia proprio di Sempio e non abbia nulla a che fare col delitto.

"La 33, anche fosse di Sempio, che valore probatorio può avere, non potendola collocare nel tempo? La 10 addirittura è stata ritenuta non utile dagli stessi consulenti della procura...", ha confermato Redaelli.

I tre punti chiave legati al DNA

Ma veniamo finalmente alle cose più interessanti, ai tre punti chiave dell'incidente probatorio in corso.

Il DNA sugli oggetti rimasti sul luogo del delitto si è scoperto essere solo di Chiara e Alberto, in barba alle fantasiose teorie di chi si diceva sicuro di un assassinio di gruppo, con almeno tre persone sulla scena e addirittura tre armi del delitto.

"Sì, in realtà si tratta di un'anticipazione: non ho motivo per dubitarne, ma la conferma la avremo il 4 luglio, quando tutte le parti potranno confrontare le tracce di DNA con gli elementi di confronto che al momento non hanno materialmente a disposizione, a differenza dei consulenti della difesa".

Nessun riscontro anche dalle cosiddette "fascette" adesive usate per prendere le impronte digitali sulla scena del crimine: niente sangue, niente DNA.

"Il fatto è che quelle fascette hanno lo scopo di asportare e fissare l'impronta digitale, non nascono per trattenere DNA… Ci si può provare, ma il problema vero è che un tecnico rilevatore su una scena del crimine (come quella di Garlasco) reperta anche molte impronte e in genere lo fa usando lo stesso pennellino e lo stesso barattolo di reagente, prima di fissare il tutto con la fascetta adesiva: si capisce che così facendo, in caso di impronte lasciate da più persone, il materiale genetico si può facilmente mescolare rendendo molto difficile un'eventuale analisi. Questo può far ragionare sulle tecniche investigative del presente o del futuro: se possono diventare utili anche per cercare tracce genetiche, i rilevatori dovrebbero usare per ciascuna impronta quanto meno un pennellino diverso".

Non resta che il DNA sulle unghie della vittima: è possibile stabilire se il DNA sulle unghie sia di Sempio o di qualcun altro?

"Si tratta del compito più difficile per i periti, perché devono valutare un'attività del 2014 sulla sola base di calcoli biostatistici, che per altro possono solo stabilire una compatibilità.

Le analisi (fatte per altro da un perito del calibro di De Stefano) allora evidenziarono solo un aplotipo Y (che indica la presenza di DNA maschile e può collegarlo a una specifica linea paterna, ndr), ma il materiale venne giudicato non in condizione di offrire alcuna attribuzione".

daniele.pirola@netweek.it

CONTINUA: Garlasco, incidente probatorio: "Ecco perché l'impronta 33 non appartiene ad Andrea Sempio"

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