Garlasco, incidente probatorio: anche dalle "fascette" niente tracce utili per l'analisi del DNA
Nuovi accertamenti frenano la ricostruzione accusatoria contro Andrea Sempio, unico nuovo indagato nel caso riaperto

Le ultime analisi sull’omicidio di Chiara Poggi evidenziano una scarsità di DNA utile sui reperti esaminati, mettendo in dubbio la ricostruzione accusatoria contro Andrea Sempio, unico nuovo indagato.
Continua l'incidente probatorio
Nel quadro dell’incidente probatorio sull’omicidio di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco nel 2007, emergono dettagli che potrebbero mettere in discussione la ricostruzione dell’accusa. Secondo quanto riferito, infatti, sui reperti analizzati non sarebbe stato possibile estrarre materiale genetico sufficiente a eseguire comparazioni efficaci con i profili già in mano alla Procura.
Stiamo parlando degli adesivi utilizzati dal Ris nel 2007 per repertare le impronte sulla scena del crimine: le abbiamo inizialmente definite "fascette paradesive", poi s'è scoperto che erano più delicati fogli di acetato, ma la sostanza poco cambia: di fatto era difficile che fosse rimasto attaccato materiale biologico sufficiente per una analisi (considerate poi che in questi casi gli esperti rilevatori ammantati da tute bianche quasi "lunari" usano i medesimi pennellini e reagenti per trattare tutte quante le impronte, con rischio di mescolare inevitabilmente anche materiale genetico di diverso genere).
L’inchiesta, che ha visto la riapertura del caso dopo 18 anni, ha portato all’iscrizione come unico nuovo indagato di Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. Resta invece confermata la condanna definitiva per l’allora fidanzato di Chiara, Alberto Stasi, oggi in regime di semilibertà.
Poche tracce utili per l’analisi del Dna
Gli esperti coinvolti nell’incidente probatorio hanno esaminato circa trenta fascette, recuperate durante le prime indagini, sulle quali erano state rilevate una cinquantina di impronte digitali. Tuttavia, la maggior parte di queste non ha fornito materiale biologico sufficiente per il confronto con i profili genetici già noti alla Procura.
In particolare, anche l’impronta numero 10, quella rinvenuta sulla porta d’ingresso della villetta dei Poggi, non avrebbe conservato abbastanza Dna per un’analisi conclusiva. Solo pochi fogli di acetato (tra due e tre) hanno mostrato tracce abbastanza consistenti per completare l’estrazione del materiale genetico.

"Sempio non era sulla scena del crimine"
L’avvocata di Andrea Sempio, Angela Taccia, ha commentato con fermezza i risultati finora emersi:
“Ad oggi, non solo l’analisi genetica dei reperti rinvenuti nella spazzatura, ma anche gli esiti degli esami sugli acetati, confermano che il mio assistito non si trovava sulla scena del crimine, come lui stesso sostiene da anni”.
Taccia ha inoltre sottolineato come questi accertamenti scientifici rafforzino la totale estraneità del suo assistito alla vicenda:
“Non poteva essere altrimenti, ma restiamo fiduciosi e concentrati sull’evolversi delle indagini”.