Tumore alla tiroide, nuove speranze dalla ricerca: parte da Pavia uno studio innovativo
Oltre il 90% dei pazienti sopravvive a 10 anni grazie a cure mirate. Maugeri guida un nuovo studio sull’immunoterapia pre-operatoria

Tumore alla tiroide, nuove speranze dalla ricerca. Ogni anno migliaia di nuove diagnosi, ma la scienza avanza: parte da Pavia uno studio innovativo che cambia l’approccio terapeutico al carcinoma tiroideo ad alto rischio.
Carcinoma tiroideo
Il carcinoma della tiroide è una delle neoplasie più comuni, specialmente tra le donne. Secondo i dati AIRTUM, nel 2024 si sono registrate oltre 11.000 nuove diagnosi in Italia, pari al 4% di tutti i tumori. L’incidenza è nettamente più alta nel sesso femminile, con 8.322 casi contro i 3.056 tra gli uomini. Tra le donne sotto i 49 anni, si tratta della seconda forma tumorale più frequente, subito dopo il carcinoma mammario.
Nonostante la diagnosi spesso avvenga in fase iniziale, grazie alla comparsa di un nodulo al collo, il tumore alla tiroide è noto per la sua natura silenziosa. Tuttavia, la buona notizia è che nelle forme ben differenziate, se trattate in modo adeguato, la sopravvivenza a 10 anni supera il 90%.
Innovazione terapeutica
In occasione della Giornata Mondiale della Tiroide, che si celebra il 25 maggio, l’IRCCS Maugeri di Pavia richiama l’attenzione sull’importanza della ricerca e dell’innovazione nella lotta contro le forme più aggressive di tumore tiroideo.
“Molto spesso – spiega la professoressa Laura Locati, oncologa e direttrice della Struttura Complessa di Oncologia del Maugeri – il tumore si presenta senza sintomi specifici. Per questo è fondamentale una diagnosi precoce tramite esami del sangue ed ecografia, seguiti, se necessario, da indagini più approfondite come citologia e scintigrafia”.

La tiroidectomia
Nel 90-95% dei casi, si tratta di carcinomi differenziati, che vengono trattati con la tiroidectomia e successiva ablazione del tessuto residuo tramite iodio radioattivo. Questo approccio garantisce una sopravvivenza a 5 anni tra il 92% e il 96%. Tuttavia, il 5-15% dei pazienti presenta resistenza al radioiodio, rendendo necessarie nuove strategie terapeutiche.
Lo studio NePenThe
È proprio a questi pazienti che si rivolge NePenThe, uno studio clinico coordinato dall’IRCCS Maugeri in collaborazione con importanti centri oncologici italiani, tra cui l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e i Policlinici di Pavia e Roma. L’obiettivo è testare l’efficacia dell’immunoterapia somministrata prima dell’intervento chirurgico.
Il progetto coinvolge 25 pazienti, di cui 20 riceveranno il trattamento sperimentale e 5 seguiranno la terapia standard. L’innovazione sta nell’anticipare l’immunoterapia, solitamente riservata alle fasi avanzate, per valutarne l’effetto sul sistema immunitario in fase precoce.
“Il cancro – spiega ancora la prof.ssa Locati – spesso si sviluppa per un deficit del sistema immunitario, che non riconosce le cellule tumorali come minaccia. Anticipare la somministrazione dell’immunoterapia potrebbe modificare questo comportamento, rendendo i tumori più sensibili all’azione terapeutica”.
Il team sta inoltre valutando l’efficacia di terapie neoadiuvanti alternative e il potenziale della radiomica, una tecnica di analisi avanzata delle immagini da risonanza, per prevedere la risposta alle terapie.
Nuove possibilità di cura
Fino a pochi anni fa, i tumori della tiroide ad alto rischio erano considerati “orfani” di trattamenti sistemici efficaci. Oggi, grazie ai progressi della medicina personalizzata e all’introduzione di terapie target, anche queste forme più rare e aggressive possono essere affrontate con strategie sempre più mirate e promettenti.