Pavia capitale europea del riso con oltre 80 mila ettari coltivati
Il convegno di Coldiretti celebra l’eccellenza del riso italiano, ma evidenzia le minacce provenienti dalle importazioni estere e i cambiamenti climatici

E l’anno del riso tricolore: Pavia prima provincia d’Europa con oltre 80 mila ettari coltivati. Italia da primato con oltre metà della produzione Ue, ma aumentano le minacce legate agli accordi commerciali senza principio di reciprocità e alle importazioni selvagge.
Pavia capitale europea del riso
L’Italia, con oltre la metà della produzione di riso in Europa, si conferma il primo Paese produttore del continente, con un primato che riflette anche nella Lombardia, dove si concentrano circa il 40% delle risaie italiane. In particolare, la provincia di Pavia spicca come la principale area risicola d’Europa, con oltre 80.000 ettari coltivati a riso.
Questo è quanto sottolineato da Coldiretti Pavia, in occasione dell’incontro "Celebriamo insieme l’anno del riso italiano" tenutosi durante l’inaugurazione di Tuttofood alla Fiera di Milano Rho. L’evento ha visto la partecipazione di numerosi esponenti, tra cui il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida e il direttore generale dell’Ente Nazionale Risi Roberto Magnaghi.

Anno speciale per il riso italiano
Il 2025 rappresenta un anno simbolico per il riso italiano, con due importanti anniversari: l’80esimo compleanno del Carnaroli, una delle varietà più pregiate, e il centenario del primo incrocio varietale che ha contribuito a creare una delle eccellenze agricole italiane. L’evento ha avuto il compito di celebrare questa tradizione e di promuovere la biodiversità risicola, con quasi duecento varietà coltivate. Silvia Garavaglia, presidente di Coldiretti Pavia, ha sottolineato l’importanza di proseguire nella promozione del riso italiano, in particolare durante un anno che si preannuncia fondamentale per la sua valorizzazione anche a livello internazionale.
“Anche a Tuttofood abbiamo parlato di riso italiano e celebrato gli 80 anni del Carnaroli insieme al ministro Lollobrigida – ha sottolineato Silvia Garavaglia, Presidente di Coldiretti Pavia – È un momento importante all’interno di un anno importantissimo per tutti il riso italiano, che dobbiamo continuare a promuovere in tutto il mondo”.

Esportazioni e cambiamenti climatici
Nel 2024, le esportazioni di riso italiano hanno raggiunto quasi 720 milioni di chili, con un incremento del 9% rispetto all’anno precedente. I principali mercati di destinazione sono Germania e Francia, ma anche l’aumento delle superfici coltivate non è stato sufficiente a contrastare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici, che hanno limitato il previsto aumento della produzione.
In questo scenario, Coldiretti ha ribadito l’urgenza di realizzare un piano invasi con sistemi di pompaggio per garantire la disponibilità di acqua, essenziale per una coltivazione come quella del riso. L’assicurazione delle risorse idriche è vista come una priorità, per evitare di affrontare continuamente emergenze legate a siccità e alluvioni.
Le importazioni estere
Tuttavia, non sono solo i cambiamenti climatici a preoccupare i risicoltori italiani. A pesare sul futuro del settore c’è la concorrenza sleale delle importazioni di riso, che rischiano di aumentare a causa degli accordi commerciali internazionali, in particolare con i Paesi del Mercosur. L’Unione Europea ha infatti previsto l’ingresso di 10.000 tonnellate di riso sudamericano a dazio zero, che nel tempo potrebbero salire fino a 60.000 tonnellate, aggiungendosi alle importazioni già agevolate. Coldiretti Pavia avverte che questo potrebbe mettere in serio pericolo la competitività del riso italiano, con il rischio di un’invasione di prodotto estero a basso costo.
La sicurezza alimentare
Un ulteriore aspetto che preoccupa è la mancanza di reciprocità nelle normative sulle sostanze chimiche utilizzate nella coltivazione del riso. In particolare, l’utilizzo di pesticidi vietati nell’Unione Europea, come il triciclazolo, nelle coltivazioni di riso in Brasile e in India, solleva preoccupazioni per la sicurezza alimentare dei consumatori. Il pesticida, bandito in Europa dal 2016, continua a essere utilizzato in questi Paesi che, insieme al Pakistan, sono i maggiori esportatori di riso contaminato da fitofarmaci vietati.
La Commissione Europea ha recentemente annunciato l’intenzione di riaprire i negoziati con l’India per un accordo di libero scambio che potrebbe portare all’ingresso di riso indiano a dazio zero, minacciando ulteriormente la produzione nazionale. A questo si aggiunge la richiesta del Pakistan di ottenere il riconoscimento Igp per il riso basmati, che potrebbe compromettere ulteriormente la valorizzazione del riso europeo, in particolare quello di tipo Indica.
Un settore da proteggere
La crescente concorrenza internazionale e le problematiche legate alla sostenibilità e alla sicurezza alimentare pongono seri interrogativi sul futuro della risicoltura italiana. Coldiretti e altri attori del settore continuano a chiedere misure concrete per proteggere il riso italiano, un patrimonio non solo gastronomico, ma anche ambientale e culturale, che rischia di essere messo a repentaglio dalla globalizzazione dei mercati e dalle politiche commerciali favorevoli agli interessi esteri. Il 2025 dovrà essere un anno di promozione e tutela, con un’attenzione particolare alla qualità e alla sostenibilità del riso che continua a essere simbolo del Made in Italy nel mondo.