Cani tra le lamiere e galline nel degrado, scoperto allevamento abusivo alle porte di Pavia
Animal Law Italia denuncia un caso di maltrattamento e abusi edilizi in un’area protetta nel Parco del Ticino

Animal Law Italia denuncia un canile abusivo alle porte di Pavia. Nella struttura fatiscente sarebbero presenti decine di cani da caccia e galline in condizioni che apparirebbero incompatibili con la loro etologia e produttive di gravi sofferenze. Presenti problematiche sanitarie ed ecologiche, unite ad abusivismi edilizi.
Canile abusivi a Pavia
Un terreno nascosto tra le campagne alla periferia di Pavia, formalmente destinato alla coltivazione del riso, celava in realtà un vero e proprio inferno per decine di animali. Qui, tra recinti improvvisati e condizioni igieniche disastrose, cani da caccia e galline venivano detenuti in violazione delle più basilari norme di tutela e benessere animale. A far emergere questa realtà è stata Animal Law Italia (ALI), che ha presentato una denuncia formale alla Procura della Repubblica di Pavia.
La scoperta riguarda un terreno di circa 1.800 metri quadrati, formalmente registrato come risaia, ma adibito illegalmente a rifugio di fortuna per animali. La zona, situata a pochi passi dal fiume Ticino, è stata trasformata in una struttura improvvisata e fatiscente, presumibilmente utilizzata da cacciatori per la detenzione di 20-30 cani da caccia e numerose galline.
Recinti pericolosi, degrado e possibili materiali tossici
A documentare la situazione è la pagina Facebook “Themis – Network di Giornalismo Ambientale d’Inchiesta”, che ha pubblicato immagini drammatiche riprese anche con un drone. Le foto mostrano recinti costruiti con materiali di scarto: tavole di legno marce, reti arrugginite, lamiere instabili e lastre di plastica. In alcuni punti, sarebbe visibile anche la presenza di eternit, materiale potenzialmente cancerogeno.

Gravi violazioni
La struttura non solo è inadeguata, ma rappresenta un pericolo concreto per la salute e il benessere degli animali. Secondo ALI, il sito viola le normative regionali che regolano le strutture zoofile, configurando i reati di detenzione incompatibile e maltrattamento ai sensi degli articoli 544-ter e 727 del Codice Penale.
Gravi anche le mancanze igienico-sanitarie: non esiste alcun sistema di smaltimento delle deiezioni, con il conseguente rischio di contaminazione delle acque del vicino Ticino. Il tutto in un’area vincolata dal punto di vista ambientale, poiché inclusa nel Parco Lombardo della Valle del Ticino.

Chiesto il sequestro
Animal Law Italia ha chiesto alla Procura il sequestro immediato della struttura, lo sgombero degli animali e il loro affidamento al Comune, con l’intervento tempestivo di veterinari qualificati per accertarne le condizioni di salute e garantire cure adeguate. L’associazione è anche in contatto con realtà locali per individuare soluzioni di accoglienza temporanea per gli animali sequestrati.

"È inaccettabile che ancora oggi possano verificarsi situazioni del genere sotto gli occhi di tutti", ha dichiarato il presidente di ALI, avv. Alessandro Ricciuti.
"Non ci fermeremo fino a quando non avremo ripristinato la legalità e garantito il benessere e la dignità degli animali coinvolti. Non facciamo distinzioni tra specie: tutti meritano rispetto e protezione".
Infine, ALI invita i cittadini a non voltarsi dall’altra parte: "Chiunque sia testimone di abusi simili ci contatti immediatamente. Il nostro team legale è pronto a intervenire per tutelare gli animali e ripristinare la giustizia".