E' ORMAI EMERGENZA

Peste Suina Africana, non si ferma il contagio: scoperto nuovo focolaio ad Albuzzano

L'epidemia non accenna a rallentare, minacciando l'economia della provincia

Peste Suina Africana, non si ferma il contagio: scoperto nuovo focolaio ad Albuzzano
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Peste Suina Africana: scoperto nuovo focolaio ad Albuzzano, si tratta del 13esimo in provincia. Aumenta il rischio per la suinicoltura pavese.

Focolaio di PSA ad Albuzzano

Il tredicesimo focolaio di Peste Suina Africana (Psa) in provincia di Pavia è stato individuato in un allevamento di 8.000 suini ad Albuzzano. Con questo nuovo caso, il numero totale di suini abbattuti o in procinto di esserlo sale a 56.780, portando ulteriore preoccupazione a un settore che, nel territorio, rappresenta un valore di circa 220 miliardi di euro.

L'epidemia non accenna a rallentare, minacciando l'economia della provincia. Per cercare di arginare la diffusione del virus, il commissario straordinario Giovanni Filippini ha emesso una nuova ordinanza, in vigore fino al 30 settembre 2024. Il provvedimento introduce misure restrittive nelle aree più a rischio di Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna, con la provincia di Pavia che si trova nelle zone di restrizione II e III. Le aziende zootecniche sono ora blindate, con l'accesso limitato al solo personale e restrizioni severe anche per i veterinari, che possono entrare esclusivamente in caso di emergenze legate alla salute animale.

Tuttavia, secondo Felice Novazzi, veterinario e presidente dell'Atc 3, le misure adottate non sono sufficienti a fermare l'avanzata della malattia. Secondo il veterinario, l'unica soluzione efficace è avviare una campagna massiccia di depopolamento dei cinghiali, principali vettori del virus. Sempre secondo Novazzi, la malattia si è ormai diffusa nell'ambiente e i tentativi di prevenzione attraverso restrizioni agli allevamenti risultano inefficaci a lungo termine.

Oltre al controllo della fauna selvatica, il veterinario sottolinea l'importanza di una ricerca capillare delle carcasse di cinghiali infetti, un'azione che ancora non è stata implementata con la dovuta urgenza. Questo tipo di intervento, secondo Novazzi, sarebbe fondamentale per interrompere la catena di contagio tra la fauna selvatica e gli allevamenti.

La peste suina africana continua quindi a rappresentare una minaccia crescente per il settore della suinicoltura, con un impatto devastante sull'economia agricola locale e sulla salute degli allevamenti.

Veterinari minacciano sciopero

Sul piede di guerra i Veterinari Ufficiali, professionisti del Servizio Sanitario Regionale che minacciano azioni sindacali:

"I veterinari stanno lavorando con senso di alta responsabilità e abnegazione con organici insufficienti (basti dire che in Lombardia sono presenti solo l’11% dei Veterinari del Servizio Sanitario Nazionale a fronte di filiere, come quella suina, che valgono il 40% di quelle nazionali) e con un numero di focolai che sono già il doppio di quelli del 2023", dicono.

"La PSA è arrivata nel nostro territorio nel 2023, in un solo anno siamo passati da 230 mila capi a 100 mila, in comparto che vale 220 milioni di euro. Per contrastare efficacemente l'epidemia è necessario un intervento immediato, non solo in favore agli allevatori, ma anche per tuti i veterinari che lavorano duramente".

"Nel 2023 i veterinari della Lombardia hanno controllato ben 1600 allevamenti, con circa 10.000 visite e 90.000 controlli diagnostici effettuati in circa 90 giorni. Ad oggi - continuano - non questo impegno è stato ancora riconosciuto dalla Regione Lombardia, nonostante la presenza di un impegno formale in Delibera di Giunta Regionale e nonostante i ripetuti solleciti".

Negli ultimi mesi sono aumentate le promesse di riconoscimento, i veterinari però sperano che vengano onorate anche le promesse risalenti allo scorso anno. Se gli accordi non verranno rispettati e le promesse non verranno onorate, però, i veterinari si troveranno costretti ad agire con iniziative sindacali come la proclamazione dello stato di agitazione", concludono.

Commenti
M O

Come si supponeva non erano i cinghiali (uccisi a centinaia) ma l'uomo che la "distribuiva" nei vari allevamenti Ma sono del mestiere questi???

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