Banca in crisi

Dopo il lockdown non hanno riaperto 250 filiali di Banco Bpm: l'allarme dei sindacati

C'è preoccupazione: "Verso un modello più automatizzato di servizio a distanza, senza peraltro vedere traccia di adeguati investimenti tecnologici".

Dopo il lockdown non hanno riaperto 250 filiali di Banco Bpm: l'allarme dei sindacati
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I Coordinamenti sindacali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin del Gruppo Banco Bpm, attraverso un comunicato stampa, hanno manifestato la loro preoccupazione per il futuro del terzo Gruppo Bancario italiano che - nonostante il termine del lockdown - non ha riaperto circa 250 filiali sul territorio nazionale, chiuse "apparentemente per l’emergenza Covid”, rilevano le rappresentanze sindacali.

Banco Bpm: le preoccupazioni sindacali

I sindacati denunciano tre tipi di rischi: accresciuto rischio contagio; carichi di lavoro insostenibili; disservizi e conseguenti forti tensioni con la clientela, che sono già purtroppo sfociate in aggressioni verbali, fisiche e danneggiamenti al patrimonio. Tutto questo sarebbe da imputare alla non riapertura di circa 25o filiali del BancoBPM. I sindacati chiedono quindi l’immediata e totale riapertura di tutti gli sportelli.

Il comunicato

"A distanza di quasi 2 mesi dalla fine del lockdown, mentre tutte le produzioni sono ripartite e la gran parte della concorrenza ha ripreso a pieno l’ attività, BancoBPM non riapre circa 250 filiali sul territorio nazionale, chiuse apparentemente per l’emergenza covid. Questa situazione sta determinando una forte concentrazione di personale e clientela nelle filiali aperte limitrofe a quelle chiuse, accresciuto rischio contagio, carichi di lavoro insostenibili, disservizi e conseguenti forti tensioni con la clientela, che sono già purtroppo sfociate in aggressioni verbali, fisiche e danneggiamenti al patrimonio. Numerosissime le istanze pervenute da singoli clienti, associazioni, istituzioni locali che chiedono la riapertura delle filiali del proprio territorio. La forte concentrazione degli sportelli chiusi in territori poco colpiti dal virus, la presenza di numerose filiali con grandi spazi interni, la comune piccola dimensione commerciale degli sportelli, ci fanno però pensare che queste chiusure poco o nulla abbiano a che fare con la tutela della salute di personale e clientela."

Chiarisce il Coordinamento nella prima parte del comunicato, per poi passare alla richiesta di riapertura:

"Nessun impegno alla completa riapertura da parte dell’ Azienda se non per fine anno, una prospettiva commerciale davvero poco credibile. Tutto questo mentre l’AD Castagna dichiara che il Piano Industriale presentato a marzo è di fatto sospeso e che le filiali in chiusura saranno di più delle 200 precedentemente dichiarate. Quello che possiamo leggere nelle scelte di BancoBPM e dalle dichiarazioni stampa dell’AD Castagna è soltanto una pervicace ricerca della riduzione dei costi, un progressivo abbandono del modello di banca del territorio verso un modello più automatizzato di servizio a distanza, senza peraltro vedere traccia di adeguati investimenti tecnologici. La prospettiva occupazionale e di sostegno alle economie locali del terzo gruppo bancario nazionale ne uscirebbe fortemente compromessa. Per questo le organizzazioni sindacali delle lavoratrici e dei lavoratori del Gruppo BancoBPM chiedono con forza l’immediata e totale riapertura di tutti gli sportelli, sostengono tutte le istanze di clienti e istituzioni per mettersi totalmente al servizio del paese, impegnando tutte le capacità produttive e commerciali, senza lasciare indietro nessuno, a partire dai territori più svantaggiati, soprattutto in questo momento di particolare bisogno di credito di imprese e privati."

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